Cronaca
L'addio a Edoardo Sanguineti, il poeta "acrobata della parola"
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Sono le note di "Besame mucho" a salutare il poeta Edoardo Sanguineti, nel cortile di palazzo Tursi, a Genova. La piccola bara scura e una rosa rossa appoggiata sopra. Semplice. Sobria. Colma di citazioni, l'orazione funebre dell'amica Niva Lorenzini. "Ricordarlo per confortarci - dice commossa - Lui, che odiava il conformismo ma amava essere amato". A fianco il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, con la fascia tricolore. Cinque sedie dinnanzi alla bara, per la moglie Luciana e i figli del poeta. E ai piedi della bara, un cartello rosso con i versi de "La ballata delle controverità" Non una folla incontenibile per l'ultimo saluto ma la presenza di chi lo ha conosciuto davvvero e ha apprezzato ogni singolo verso della poesia di uno dei più grandi letterati del Novecento. Tra di loro anche Carlo Feltrinelli, Nanni Ballestrini, Andrea Cortellessa, Claudio Longhi, Gilda Policastro, Andrea Liberovich, Fausto Curi, Filippo Bettini, Sergio Cofferati. "Acrobata della parola - continua la Lorenzini - parole acute, beffarde, dirompenti. La sua lucida intelligenza critica, il sorriso caustico e ironico, elegante anche con i piedi fasciati...sapeva di andare incontro alla morte". Poi due poesie, una per la moglie Luciana, una voluta dalla figlia Giulia. Un lungo applauso, i pugni alzati e la compostezza per accompagnare il feretro nelll'ultimi viaggio, nel Pantheon del cimitero monumentale di Staglieno. Dove ora riposa tra gli altri grandi nomi della sua città.
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