Politica

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Claudio Scajola ha annunciato le sue dimissioni da ministro allo sviluppo economico. "Verso di me solo un processo mediatico, mi devo difendere", ha detto nel corso di una conferenza stampa convocata in mattinata. Scajola è stato travolto negli ultimi giorni dalla vicenda della compravendita, con presunti fondi neri, di una casa di fronte al Colosseo. Ai giornalisti ha dichiarato: "Non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni". E ha continuato: "Vivo una grande sofferenza". Prima della conferenza stampa, Scajola aveva parlato con il premier Berlusconi che fino a poche ore prima lo aveva incitato a resistere. Ma in seguito alle notizie arrivate dalla procura di Perugia, il clima è cambiato. Ai giornalisti ha comunque ribadito "di essere estraneo" alla vicenda che lo vuole coinvolto nell'acquisto della casa con fondi neri. "Non sono indagato", ha spiegato dicendosi certo che la sua innocenza "verrà dimostrata". Tuttavia, aggiunge: "Una cosa l'ho capita. Un ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri". Quindi, annuncia, "se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per annullare il contratto". Scajola ribadisce che, come ministro, non può "abitare in una casa pagata in parte da altri" e questa è la motivazione che lo spinge a dimettersi.

E' LA SECONDA VOLTA CHE SI DIMETTE, SOLIDARIETA' DA BERLUSCONI

Per la seconda volta in pochi anni il ministro rassegna dunque le sue dimissioni dal governo, sentendosi "vittima di una campagna mediatica senza precedenti, che non dà tregua né respiro". Se ne va dal dicastero di Via Veneto, dopo 10 giorni passati "la notte e la mattina" a comsultare rassegne stampa piene di articoli sulla vicenda. "Ho imparato nella mia vita che la politica dà sofferenze - si sfoga - ma ho anche imparato che sono compensate da soddisfazioni. So che tutti i cittadini hanno grandi sofferenze e non penso quindi che io solo sto soffrendo, ma mi trovo esposto ogni giorni a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie". Per questo Scajola lascia senza tuttavia sentirsi abbandonato: né dal premier né dai colleghi di governo e di partito. E neppure, persino, dall'opposizione. "Ho avuto attestati di stima da Berlusconi - dice Scajola - al quale sono legato da un affetto profondo da lui ricambiato" ma il ministro dimissionario dice di aver ricevuto "attestati di stima anche dal governo, dalla maggioranza e da tutto il Pdl". E non solo: "Voglio riconoscere - afferma - l'attenzione responsabile e istituzionale della stessa opposizione". Il ministro, prima di lasciare, vuole tuttavia elencare le cose fatte: un robusto lavoro sul ritorno al nucleare, la riforma degli incentivi, i grandi progetti infrastrutturali per l'energia, i tavoli per le aziende in crisi. "Ho lavorato senza mai risparmiarmi, ne siete testimoni - chiama in causa i giornalisti - ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo, commettendo sbagli ma sicuramente pensando di fare il bene". Insomma, il massimo che si poteva fare per "risolvere ciò che era possibile". Ma Scajola oggi si dimette, convinto che "per esercitare la politica, che è un'arte nobile e con P maiuscola, bisogna avere la carte in regola e non avere sospetti".

ASCOLTA LE PAROLE DI SCAJOLA:
- La conferenza stampa

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