Sono ligure e ne vado fiero. Quando posso parlo in dialetto. Sono provinciale e non me ne vergogno. Chi dovrebbe farlo forse sono i vertici di Alitalia, parte del suo personale e quelli che ne hanno incensato la nuova ed esaltante stagione. Sono loro che non più tardi di ieri hanno tenuto cento liguri in una sala d'attesa di Fiumicino per un intero pomeriggio. C'era un po' di tutto, tanta gente normale e molte cravatte di direttori o manager. Tutti impegnati nella missione impossibile di far ritorno sotto la Lanterna. Tra loro anche il rettore dell'Università, Giacomo Deferrari. Partenza prevista per Genova ore 13.15. Partenza effettiva 17.45.
E in quelle quattro ore nessuna notizia, solo ipotesi. Un rinvio dopo l'altro e un'unica motivazione: per farvi partire dobbiamo aspettare che arrivi un aereo da Bologna, ma con il maltempo ha difficoltà a decollare. Maltempo? Un dito di neve. E con quello, secondo Alitalia, tutto dovrebbe fermarsi. Nel frattempo un girovagare continuo per lo scalo romano. I milanesi alzano i tacchi e vanno a prendersi il treno: “Pistola, cosa stai ad aspettare? Vieni a prenderti il Freccia Rossa e, figa, tra due ore siamo a casa” ti senti dire. Gli fa eco un siciliano: “Minchia, ancora questi. Dall'una, per Catania, sono già partiti due voli e loro stanno ancora qui” ti scherzano, zimbellandoti.
Non basta. Una gentile signora vestita di verde Alitalia chiede informazioni via telefono: “Qui ci sono gli sfigati di Genova” racconta a un suo collega senza farsi sentire. Già, sfigati bisogna sentirsi dire. Noi, quelli senza aerei e senza treni. Ma quella signora non sa che domani tutto cambia. Partono i lavori del Terzo Valico.
IL COMMENTO
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