Cronaca

1 minuto e 51 secondi di lettura
Continuano in Liguria i controlli fiscali nel mondo dell’edilizia. E sul mattone questa volta inciampano imprese edili, società immobiliari italiane ed estere e costruttori di box. Nell’estremo ponente ligure i funzionari dell’Agenzia delle Entrate hanno riscontrato che alcune società francesi emettevano fattura all’impresa ligure, senza versare l’Iva, per lavori edili presso strutture alberghiere in diverse località turistiche della riviera e della Sardegna, di proprietà di due società milanesi, mentre l’impresa a sua volta provvedeva ad emettere fattura per i medesimi lavori alle società proprietarie delle strutture. Il tutto senza alcun contratto di appalto, polizze fideiussorie a garanzia dei lavori o documentazione sulle modalità di pagamento dei lavori. L’Iva complessivamente evasa dai diversi soggetti coinvolti, tra imposte non versata e quelle indebitamente detratte, è maggiore di 2 milioni di euro. Finisce nelle maglie del fisco anche un costruttore di box, che a Genova reclamizzava la vendita di posti auto a partire da 35.000 euro, cifra ben inferiore a quella reale. I controlli effettuati e gli incroci con i dati degli acquirenti hanno permesso di riscontrare che il valore indicato nei rogiti era in media inferiore del 50% al prezzo pattuito. L’azione di controllo ha portato un incasso netto per l’erario di imposte non pagate superiore a 600.000 euro. Altri controlli nel capoluogo ligure hanno permesso di individuare oltre 40 operazioni di compravendita immobiliare in evasione dell’imposta di registro. Per assoggettare ad IVA l’operazione deve esserci “ristrutturazione” e non semplici opere di manutenzione ordinaria o straordinaria: al fine di eludere il tributo la società venditrice ha “giocato” con le parole, dichiarando in atto l’avvenuta “risistemazione” delle aree. Con questo termine ambiguo ha tentato di assoggettare ad IVA l’intera operazione, recuperando indebitamente l’imposta pagata sugli acquisti. Emerge dai controlli anche l’insufficiente dichiarazione di valore per le compravendite: i valori dichiarati negli atti sono risultati infatti addirittura inferiori ai mutui ipotecari contratti dalla società venditrice per la loro acquisizione e manutenzione. L’operazione comporterà un recupero all’imposizione di circa 400.000 euro.