Che cosa c’è di comune tra gli scontri del G20 di Londra e quelli del G8 di Genova? Molti giornali hanno messo insieme le due vicende che hanno sicuramente aspetti simili, ma alla base molte differenze.
Di uguale c’è la protesta, prima pacifica, corale, i cortei per strada (molti ricorderanno i colorati cortei che precedettero il summit genovese) e poi la violenza dei black block, i negozi presi a sprangate, le auto bruciate con i cassonetti della spazzatura, le case imbrattate. Ci sono due vittime, a Genova, Carlo Giuliani ucciso durante gli scontri con le forze dell’ordine (il carabiniere Placanica è stato prosciolto per legittima difesa e uso legittimo di armi) a Londra un trentenne che sembra sia morto d’infarto. A Genova ci fu la violenza inaudita di alcuni gruppi di agenti contro i dimostranti, culminata nell’assalto alla Diaz. Ma sono diverse, soprattutto, le motivazioni della protesta.
Nel G8 genovese la “guerra”era contro i paesi ricchi che affamavano i paesi poveri, quelli dell’Africa in particolare. Da una parte c’era la ricchezza finanziaria dell’Occidente, dall’altra una povertà totale.
Nelle dimostrazioni del G20 londinese, invece, c’è sì la protesta dei poveri di sempre, ma in più di una massa enorme di ex benestanti che, per colpa di una finanza folle e senza regole (quella che faceva ricchi i paesi durante il G8 di Genova) si trovano in condizioni di povertà. Allora, insomma, la protesta era “per conto terzi”. Quella di oggi è l’esasperazione di chi aveva e non ha più e, soprattutto, non sa che cosa potrà avere domani per sé e per i suoi figli.
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