Politica

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L'imprenditore di Vercelli Giuseppe Alessio, interrogato ieri dal Pm Francesco Pinto per cinque ore nel carcere di Chiavari, ha confessato di aver dato tangenti a Stefano Francesca, ex portavoce del sindaco di Genova Marta Vincenzi, a sua volta arrestato. Non 20 mila era come scritto nell'ordinanza di custodia cautelare, ma un po' meno, anche perché l'appalto in questione, quello delle mense scolastiche del comune di Genova, non era stato ancora bandito. L'imprenditore, assistito dai difensori Andrea Sighieri e Renzo Vitale, ha spiegato di aver dovuto 'oliare' i politici che lo avevano contattato perché non riusciva ad ottenere appalti in Liguria in quanto c'era una sorta di cartello che gli impediva di partecipare alle gare. In pratica più che corruttore, secondo le sue dichiarazioni, sarebbe stato concusso dai politici. L'inchiesta, dopo le sue dichiarazioni di oggi, potrebbe allargarsi ad altre gare d' appalto in Liguria, ma soprattutto a Savona. L'imprenditore è rimasto coinvolto nell'inchiesta per l' appalto delle mense scolastiche del Comune di Genova e quello dei servizi di ristorazione dell' Asl2 di Savona. Alessio, secondo l'accusa, grazie all'interessamento dei politici e di Alfonso Di Donato, direttore dell'Asl 2, riuscì a vincere l'appalto di Savona. Una ditta concorrente, la Pedus-Dussmann, presentò subito ricorso al Tar, che lo ha accolto per cui ora la decisione spetta Consiglio di Stato. Alessio, preoccupato della decisione del Consiglio di Stato, secondo l'ordinanza, chiese ripetutamente aiuto ai politici genovesi con cui stava trattando le mense scolastiche del comune, e a Giuseppe Profiti, presidente dimissionario dell'ospedale Bambino Gesù di proprietà del Vaticano, "l'uomo di garanzia" vicino alla Curia. Alessio, però, nel corso dell'interrogatorio, alla contestazione del pm sui suoi rapporti con la Curia, ha negato, fornendo ampie motivazioni, di aver avuto contatti d'affari con i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano e Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, i cui nomi appaiono ripetutamente nelle intercettazioni ambientali e telefoniche fatte dalla guardia di finanza. Il pm Pinto, vista la collaborazione processuale di Alessio, non gli ha contestato la legge 231 del 2001 che prevede anche la sospensione dell'attività per società coinvolte in episodi di corruzione. Alessio comunque ha detto al magistrato che intende dare le dimissioni dall'azienda per non mettere in pericolo il posto di lavoro di mille dipendenti, di cui 400 a Vercelli, dove ha sede la società. Nell'inchiesta sono stati arrestati Giuseppe Profiti, accusato della sola turbativa d'asta (agli arresti domiciliari), l'imprenditore e i politici Stefano Francesca, Massimo Casagrande e Claudio Fedrazzoni, entrambi ex consiglieri comunali diessini, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta. Gli altri politici indagati sono Paolo Striano e Massimiliano Morettini, ex assessori comunali della giunta Vincenzi. Non ci sarebbero per ora altri politici coinvolti. Il pm ieri ha fatto alcune domande sul ruolo di Morettini e su Paolo Veardo, della Margherita, assessore comunale alla scuola, non coinvolto nell' inchiesta ma citato in alcune conversazioni telefoniche dalla "Casagrande band". Oggi il gip decide sulle istanze di scarcerazione.