Giovanni Toti, governatore della Liguria e leader di Cambiamo ha perfettamente ragione. La sua analisi del voto amministrativo e , in particolare, della sconfitta (parlare di disastro, catastrofe eccetera mi pare prematuro e esagerato) del centrodestra sul territorio, abbastanza indistintamente, mi pare la più corretta tra quelle che hanno inondato giornali, tg e talk.
Ha detto Toti: “Abbiamo perso perché non siamo in sintonia con chi vuole ripartire”. Sì. Non una sintonia squisitamente “politica”, ma una sintonia di “metodo”. Il centrodestra a guida leghista con l’apporto di Fratelli d’Italia è andato a sbattere soprattutto per l’atteggiamento ambiguo nei confronti della lotta al Covid. Una grossa fetta di moderati di destra non ha gradito gli appoggi ai no vax e nemmeno la guerra al green pass che, anche se non è un capolavoro, almeno serve come deterrente contro coloro che hanno deciso di affrontare il coronavirus senza armi. Rischio loro in primo luogo, rischio di chi incontrano, in secondo.
La posizione di Toti anche a livello di governatori non è stata mai vacillante. Ha creduto al vaccino, così come ha creduto al lockdown quando non esisteva il vaccino e non c’era altro da fare. La scelta è stata apprezzata dalla popolazione. Questo a livello nazionale. Meglio, allora, per tanti, tantissimi (anche i moderati s’intende) starsene a casa e disertare le urne. In attesa di qualche movimento. Voglia di tranquillità, desiderio di tornare al lavoro normalmente, di fronte un centrosinistra compatto nel sostenere Draghi, mentre la destra vacillava, punzecchiata da vicende giudiziarie anche serie che non hanno influito minimamente sul voto, ma divisa sull’ adesione ai vaccini e al green pass.
Ha ragione Toti. Gli italiani, in stragrande maggioranza e i liguri, si fidano della scienza e della medicina. In questo momento non capiscono l’occupazione di piazze e il blocco delle città ideate dai no vax e infiltrate da violenti neofascisti o violenti e basta.
Se passerà un sistema proporzionale anche con un forte sbarramento (5 per cento) Toti e il suo Cambiano possono costruire il terzo raggruppamento. Chiamiamolo come ci pare: centro, moderato. E’ forse l’ultima occasione che resta ai moderati di destra e di sinistra (dai Brunetta-Carfagna-Gelmini ai renziani, a Calenda) per provare a contare di fronte a un bipolarismo tutto da dimostrare.
Questo si riverbera sicuramente anche nel prossimo voto locale. A Genova sarà molto interessante verificare che cosa farà Toti alle elezioni per il sindaco. Se riuscirà a segnare il confine tra lui e i suoi (e magari i seguaci di Marco Bucci) e le destre sovraniste. I genovesi sono tutto fuorché di natura sovranista! Può essere, invece, che decida di farsi da parte e di lasciare campo aperto a Lega, Fdi e forzisti. In ogni caso non sarei così sicuro su quanto gli dice il leghista Rixi in un’intervista a Repubblica: “Toti sta segando il ramo su cui è seduto…”. E’ proprio così convinto Rixi che, oggi, il ramo leghista e quello di Fratelli d’Italia a livello genovese sia così robusto?
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Toti ha ragione. I moderati stufi abbandonano la destra delle piazze
Verso la formazione di un nuovo Centro con “Cambiamo”, Renzi e Calenda?
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