cronaca

Viaggio fra gli abitanti del paese della Valle Stura ferito dal nubifragio da record
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Oliveri, Ottonello: hanno i nomi tutti uguali in Valle Stura, e pure lo stato d'animo della gente di Rossiglione che spala fango, un umore cupo come il cielo delle valli del latte che oggi sembrano sparire fra le nuvole ancora gonfie di pioggia.

Ore 8.47, via Roma, la via principale di Rossiglione, lì a spalare fango e inondare di acqua con la manichetta i marciapiedi pieni di melma c'è Flavio Oliveri, che racconta come alla fine è andata bene perchè battere il record nazionale di pioggia caduta in 24 ore senza contare feriti o peggio morti è un miracolo, "siamo stati salvati dal fatto che la pioggia ha battuto forte qui da noi, se fosse successo un po' più a monte, verso Campoligure e Masone lo Stura si sarebbe gonfiato e sarebbe esondato, e allora...".

E allora qui tutti la prendono con filosofia, spalano e parlano, come sono abituati a fare da queste parti, poche parole e lo sguardo del sindaco Katia Piccardo, un primo cittadino che non molla mai la presa e che trovi ad ogni angolo di Rossiglione, come i vigili del fuoco.
E' lei che svela il bilancio del nubifragio: "Abbiamo persone isolate, undici in Valle Garonne, due anziani nella frazione di Monterosso, in tutto sono trentasette, e poi ci sono tante frane" sintetizza.

Via Roma, via Airenta:
la spina dorsale di Rossiglione lungo la statale è una striscia di fango, una lama che fa male, ogni cinquanta metri i resti di una frana scesa dal crinale.

Ettore Sotgiu,
abitante che vive lì da decenni non ricorda di avere mai visto niente di simile e indica un grosso tubo di scolo che sputa acqua da dietro una porticina posta dal benzinaio, "ieri quello era un fiume, e ha riversato acqua e fango sulla strada".

Camminare nel fango a Rossiglione significa camminare fra palazzi affogati dalla melma e dalle frane, "qui è venuto giù un muro di contenimento abusivo" racconta Giorgio Spinelli, pensionato abitante in via Airenta 63, indicando poi i garage squassati dallo smottamento.


Poco più avanti, da dove sale la strada per Monterosso,
una delle frazioni isolate, la strada è sbarrata e la ruspa dei vigili del fuoco che sta rimuovendo fango e detriti di una cantina e un solaio distrutti da uno smottamento che nessuno poteva prevedere e che ha distrutto anche un'auto posteggiata. Era la vettura aziendale di Valerio Cherchi, abitante che l'aveva posteggiata lì perchè con quel nubifragio credeva fosse il posto più sicuro, come rimarca con un sorriso amaro davanti alle telecamere di Primocanale, e i genitori che fanno capolino impauriti dalla palazzina solo sfiorata dalla massa di detriti.

Fra i cittadini di Rossiglione che hanno vissuto con ansia il nubifragio anche Michela Ottonello, insegnante in una scuola di Sampierdarena, a Genova, che vive con la sua famiglia, marito, due figli e i suoceri, a Zana Bruciata, località sulla sommità della strada oltre il cimitero: la strada che porta lassù è un serpente pieno di crateri, ieri bloccata per ore per una frana. Ma quando si arriva in cima si è in paradiso: i due figli sono felici e non solo perché non sono andati a scuola, lei anche, nonostante l'uragano di ieri che ha tagliato dal mondo per alcune ore la sua famiglia. "Questo è un posto estremo, ma anche un paradiso" racconta stringendo il suo gattone e lanciando uno sguardo ai prati curati che si allungano sino all'orizzonte, fra boschi pieni di castagni e il cielo finalmente con squarci azzurri.