cronaca

Improbabile il carcere visto che ha più di settant'anni: domiciliari o affidamento ai servizi sociali
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30 settembre è il giorno della verità per Marta Vincenzi, l'ex sindaca del Pd per anni tanto popolare e votata tanto da essere definita SuperMarta, poi dopo la tragica alluvione del 2011 costata la vita a sei donne finita nella polvere e dimenticata anche da parte dalla sinistra e bersaglio facile dei rivali della destra.

Per il 30 settembre infatti è fissata l'udienza davanti al tribunale di sorveglianza in cui l'ex sindaca chiederà l'affidamento ai servizi sociali.


L'ex prima cittadina, ora un'insegnate in pensione, aveva patteggiato una pena a tre anni.

Vincenzi era stata condannata in primo e secondo grado a 5 anni, per disastro e omicidio colposo plurimo e falso, ma la Cassazione aveva rinviato a un processo bis di secondo grado per ricalcolare le pene.

All'udienza la ex sindaca sarà presente come sempre in aula, al fianco del suo avvocato Stefano Savi. Vincenzi sta già svolgendo volontariato in una mensa per indigenti della Valpolcevera dove abita: domani chiederà proseguirlo visto che la condanna è inferiore ai 4 anni


Sarà il giorno della decisione anche per gli altri due condannati celebri dell'indagine sull'alluvione del 2011: l'ex comandante della Polizia Locale Gianfranco Delponte e l'ex assessore comunale alla protezione civile Francesco Scidone.

Per Scidone e Delponte visto che hanno meno di settant'anni la scelta è fra affidamento in prova e carcere. Entrambi - difesi rispettivamente dagli avvocati Andrea Testasecca e Romano Raimondo hanno " patteggiato" una condanna a 3 anni e 4 mesi.  Scidone lavora come funzionario giudiziario presso l’ufficio del giudice di pace.  


Il Tribunale di Sorveglianza su richiesta dell’avvocato Stefano Savi avrebbe dovuto decidere la settimana scorsa
. Ma la presidente del collegio, Clara Guerello, però si era astenuta dichiarando una sorta di "conflitto di interessi" perchè la mamma in quella alluvione aveva subito danni al negozio e aveva cercato di costituirsi parte civile anche se la richiesta era stata respinta dal gip Annalisa Giacalone. Dunque il nuovo collegio del tribunale avrà un nuovo presidente.

Ha fatto rumore il fatto che i giudici di Sorveglianza nella relazione hanno sottolineato "l’assenza di pentimento e di risarcimento"
da parte dell’ex sindaca, elementi fondanti per ottenere la pena alternativa. Vincenzi si è difesa dicendo: «Dopo dieci anni mi aspettavo che fosse una decisione più rapida perchè per me ogni volta è come tornare indietro nel tempo, ma onestamente questi due profili, il pentimento e il risarcimento non me li aspettavo».

L’avvocato Savi spiega inoltre a Primocanale: "I risarcimenti sono stati pagati dalle assicurazioni soprattutto grazie alle nostre pressioni e comunque siamo pronti a fare un gesto simbolico qualora ci arrivassero indicazioni".

Sul pentimento lo stesso avvocato Stefano Savi ribadisce che dal giorno della tragedia la vita della Vincenzi non è più la stessa.

L'ex sindaco ha invece ribadito: "Non posso pentirmi di una cosa che non ho fatto. Il dolore mi accompagna da sempre, dal giorno dell’alluvione, ed ha cambiato la mia vita. Mi sono assunta da subito le responsabilità che competono alla funzione di sindaco, ma non ci si può pentire di azioni personali che non hai compiuto».

Marta Vincenzi come a esorcizzare il suo calvario da quando è andata in pensione oltre a fare volontariato ha scritto dei libri, uno dei quali sintitola, "in attesa di giudizio", e ha alla domanda su chi ha sempre sentito vicino in questi lunghi e difficili dieci anni ha sempre risposto allo stesso modo: "Mio marito Bruno".