Non voglio nemmeno pensare che la giustizia si intoppi prima di chiudere il processo ai colpevoli del crollo del ponte Morandi e della morte di quarantatré persone. Capisco l’ansia, la tensione, a volte lo sconforto e la delusione di tanti parenti dei poveri morti. Capisco, soprattutto, il disgusto dopo aver ascoltato incredibili registrazioni, vergognose battute, spudorate confessioni di quelli che avrebbero dovuto garantire che il lungo ponte inaugurato nel 1964, sarebbe rimasto in piedi, aggiustato o rifatto. Il disgusto di chi a ponte crollato, ha cercato di coprire, falsare, manipolare la verità che almeno in parte i magistrati inquirenti e le indagini hanno svelato.Ma come tanti genovesi che credono nella giustizia anche se a volte ne rilevano alcuni malfunzionamenti e alcune singolari storture messe in luce anche da recenti inchieste, attendo con fiducia il giorno delle sentenze, cioè di quelle parole che condanneranno i colpevoli con le loro accertate responsabilità. Le parole e le decisioni severe, esemplari, che puniranno chi ha determinato con le sue azioni (o mancanza di azioni) la tragedia che in queste ore l’Italia ricorda.
Penso che siano state indagini difficilissime, ma l’ex capo della Procura di Genova, Franco Cozzi, esemplare figura di magistrato serio, con i suoi sostituti, hanno condotto un’ azione complessa con rigore e senza cercare palcoscenici mediatici.
Quindi la giustizia, nel tempo più ragionevolmente rapido, parlerà. Non sarà un risarcimento per i famigliari dei poveri morti innocenti. Una morte così non è assolutamente risarcibile. Ma almeno le parole delle sentenze speriamo portino un po’ di sollievo.
Quindi la giustizia, nel tempo più ragionevolmente rapido, parlerà. Non sarà un risarcimento per i famigliari dei poveri morti innocenti. Una morte così non è assolutamente risarcibile. Ma almeno le parole delle sentenze speriamo portino un po’ di sollievo.
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