cronaca

Nel "catalogo rischi" i lavori dovevano finire nel 2017, poi nel 2019
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  Del rischio crollo del ponte Morandi si sapeva già cinque anni prima: sconcertanti le nuove rivelazioni emerse dagli atti delle indagini della Guardia di Finanza in mano alla Procura. Nel 2013 infatti già si parla di "un evento catastrofico che poteva verificarsi ritardando gli interventi di manutenzione e consolidamento" nelle riunioni alla presenza di Giovanni Castellucci, fino a dicembre 2019 amministratore delegato di Aspi. Lo riporta oggi Repubblica.

I documenti però dicono di più (e di peggio): già nel 2010 Castellucci, nel corso di una riunione del Comitato Completamento Lavori, parla di un anticipo "degli interventi di rinforzo strutturale degli stralli della pila 9 del Polcevera". E nel cosiddetto "catalogo rischi" compilato anno per anno, la pila e i rischi annessi sono citati sempre: compaiono nel documento del 2013 con il 2017 come data di fine lavori per la messa in sicurezza, e ancora ritornano nel 2014 e 2015. Nel 2016 si parla di data fine lavori nel 2019.

Se i tempi e le indicazioni fossero state rispettate dunque, quel crollo non sarebbe accaduto.

Ecco cosa scrivono le Fiamme Gialle in una relazione trasmessa alla Procura. «Il 10 novembre 2010 alle 15.30, nella sede centrale di Autostrade per l'Italia in Roma, via Alberto Bergamini 50» veniva convocato il «Comitato completamento lavori, per discutere l'ordine del giorno sul punto "Informativa sul viadotto Polcevera"». E «su invito dell'amministratore delegato Castellucci» prende la parola Gennarino Tozzi, ingegnere. Tozzi conosce bene il viadotto, spiega che si tratta di un'infrastruttura particolarissima, è l'unica opera «strallata», cioè con i cavi dei tiranti annegati nel calcestruzzo, quindi invisibili dall'esterno. Precisa che proprio per questo nel 1993, su uno dei sostegni principali, li hanno dovuti inserire esterni, poiché le verifiche sulla corrosione dentro l'armatura avevano dato esiti sconfortanti. E dichiara: "lo stato di conservazione evidenzia problemi strutturali». Entra in scena Castellucci, scrive la Finanza, il quale fa presente che "la decisione risolutiva sarebbe quella di anticipare gli interventi di rinforzo strutturale degli stralli dei residui sistemi bilanciati" (i piloni 10 e 9, che non furono oggetto delle migliorie compiute nel 1993). Secondo gli investigatori, insomma, Castellucci aveva tutto chiarissimo e sapeva già nel 2010 che la tenuta del Morandi era a rischio; lui stesso dichiarò che la via da prediligere per scongiurare progressioni nefaste era proprio il rinforzo dei tiranti e si poteva aspettare al più il 2012. In azienda si comincia a parlare dei costi elevatissimi e dell'ipotesi Gronda, la bretella che dovrebbe alleggerire il nodo autostradale cittadino. Il 15 febbraio 2016 altra riunione sulla sicurezza del Morandi. E Castellucci, risulta ancora dal verbale, spiega che la complessiva messa in sesto dell'opera rientra in un «piano accelerato». cioè attività da svolgersi "con procedura immediata"