cronaca

La misteriosa morte a Marassi di un operaio poi diventato un bandito
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Sangue su uno sgabello e su una maglietta, una ferita alla testa. Sono le anomalie di un suicidio per impiccagione avvenuto nel carcere genovese di Marassi che potrebbe nascondere un omicidio volontario

E' l'ipotesi di accusa con cui il pubblico ministero della procura di Genova di Giuseppe Longo ha avviato le indagini sulla morte violenta in cella di Emanuele Polizzi, 45 anni.

L'uomo era arrivato a Genova tanti anni fa da Vittoria (Ragusa) per fare l'operaio ai cantieri navali di Sestri Ponente, ma poi era finito in brutti giri: l'ultimo di una lunga serie di arresti a fine 2019 per una rapina a sprangate al titolare di una sala giochi che stava rientrando a casa, a San Teodoro, con l'incasso.
Un'aggressione commessa insieme un complice albanese poi sparito dall'Italia.

Polizzi è stato incastrato dalle impronte nel portone dell'aggressione e dalle telecamere che hanno filmato il suo furgone ed è stato condannato a 10 anni: lui non si aspettava una pena così pesante, per questo era depresso e il suo avvocato Silene Marocco aveva chiesto e ottenuto che fosse tenuto d'occhio da uno psicologo.

Per il dirigente della squadra mobile Stefano Signoretti non si può escludere che possa essersi ucciso, ma quelle due macchie di sangue e la ferita alla testa avvallano l'ipotesi dell'omicidio. Perchè la morte per impiccagione non lascia ferite o tracce di sangue.

Sott'accusa potrebbero finire i due detenuti, due italiani, che lo hanno trovato senza vita nell'antibagno della cella.

La soluzione del giallo lunedì pomeriggio con l'esito dell'autopsia che svelerà se Polizzi è morto perchè si è impiccato o se invece è stato ucciso.