Si allarga l'inchiesta sui 'furbetti' del ponte Morandi, le aziende che hanno usufruito di sgravi fiscali dopo avere aperto in maniera fittizia la propria sede nella zona vicino al luogo della tragedia. Sono una trentina le aziende che la guardia di finanza ha segnalato alla procura. Alla fine del 2019, secondo quanto accertato dagli investigatori, 46 aziende si erano trasferite all' interno del perimetro della 'zona rossa' o 'arancione' disegnata dal Commissario per l'emergenza Giovanni Toti dopo il crollo. Imprese arrivate nottetempo, che hanno assunto decine di dipendenti per godere dei ristori o degli sgravi fiscali. Ma una trentina avrebbe avviato una attività solo sulla carta, fruendo comunque del credito di imposta. Le ipotesi di reato su cui indagato i pm Francesco Cardona Albini e Giancarlo Vona, coordinati dagli aggiunto Francesco Pinto e Vittorio Ranieri Miniati, sono di falso e truffa allo Stato. Le indagini hanno evidenziato che alcune aziende si sono costituite ex novo, altre hanno trasferito il loro domicilio fiscale fittiziamente, altre ancora hanno affittato pochi metri quadrati ma non risultano operative, ottenendo sgravi fiscali fino a 200 mila euro.
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