salute e medicina

Serve un'assistenza psicologica e una formazione del personale sanitario
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"Al momento non esistono dati certi ma anche in Italia i suicidi tra i più giovani sembrerebbero essere in aumento e di questo nessuno vuole parlare perchè è un argomento scomodo". Questa la denuncia di Alberto Ferrando presidente dell'associazione pediatri extraospedalieri liguri a Primocanale.


"Tutta la fascia pediatrica è trascurata dalla prenascita con poca attenzione e interesse al viaggio più lungo e pericoloso della vita che è il parto ma anche prima fino all'adolescenza - sottolinea Ferrando - i più piccoli sono stati abbandonati".


E poi l'argomento che sembra essere diventato un tabu'. "C'è un tema di cui nessuno vuole parlare - racconta Ferrando - ma bisogna affrontarlo e cioè quello del suicidio in preadolescenza e adolescenza, bisogna parlare di questi temi perché qualcosa si può fare, la cosa più brutta che si possa fare è non parlarne".


Se ci sia un collegamento della pandemia è troppo presto per dirlo
sicuramente l'incertezza, lo stress, l'ansia generalizzata può scatenare una sofferenza più acuta in soffetti più fragili.


Come chiede anche l'Organizzazione mondiale della sanità di suicidio bisogna parlare con le giuste modalità per evitare l'"effetto Werther" ossia il fenomeno per cui la notizia di un suicidio pubblicata di comunicazione provoca nella società una catena di altri suicidi.


"Il disagio è aumentato, i dati attuali sui suicidi li avremo tra un pochino, sicuramente è un fenomeno che fortunatamente in Italia è meno frequente rispetto ad altri paesi però dobbiamo parlarne. Qualcosa si sta muovendo - conclude Ferrando - ho visto che nel Recovery Plan si parla di un pochino di fondi perché abbiamo bisogno di un'assistenza psicologica e di una formazione del personale sanitario che deve supplire anche una carenza sul territorio perché i consultori sono stati smantellati e la medicina scolastica non esiste più".


Per questo è fondamentale parlarne per sensibilizzare tutta l'opinione pubblica, e aiutare famigliari e amici a riconoscere dei segnali che possono essere considerati campanelli d'allarme e quindi muoversi nella direzione della prevenzione. Da una parte possono essere verbali come il ripetere continuo di "non ce la faccio più" dall'altra quelli non verbali come cambiamenti repentini nell'umore, insonnia. Da monitorare anche l'uso di alcol e droghe.