cronaca

Polemiche in vista del nuovo disegno di legge del 26 aprile
2 minuti e 19 secondi di lettura
 Non c’è pace per i ristoratori anche in vista del nuovo disegno di legge che dal 26 aprile consentirà aperture graduali, ma all’aperto, seppur a pranzo e cena (con coprifuoco alle 22). “Il Governo non riesce mai a fare provvedimenti che accontentano tutti – tuona Oriano Daneri, ristoratore chiavarese, dal suo piccolo dehor che può contenere, mantenendo il distanziamento previsto, tre tavoli minuscoli. “Il Comune ci ha dato uno spazio ulteriore all’aperto ma dista abbastanza dal locale (perché non era possibile chiudere la strada su cui ci affacciamo) quindi io per rendere operativo il servizio là devo prendere due persone ma in queste condizioni non so se mi conviene, visto che non so se quando si fa più attività, ad esempio nei week end, pioverà o ci sarà il sole, farà freddo o caldo… e considerate che ogni volta anche apro la saracinesca sono 300 euro di costi fissi. Siamo appesi alle previsioni del tempo: e se si mette a piovere mentre la gente mangia che cosa faccio?”.

Più fortunati sono coloro che magari nelle passeggiate a mare hanno lo spazio direttamente fuori dal locale, magari una bella isola pedonale. Ma nei centri storici delle città spesso questo non avviene e quindi bisogna rischiare e decidere se investire nel personale per servire ai tavoli esterni o no.

La situazione peggiora ulteriormente sulle alture, in campagna per non parlare della montagna. Ci arrampichiamo tra le curve in Val Graveglia, alle spalle di Lavagna. A Ne ci sono diversi ristoranti, ma tra qui e la costa ci ballano anche 5 gradi perché “si dice che ogni cento metri di altitudine ci sia un grado di differenza e qui siamo a 500 metri” spiega Enrico Rossi, ristoratore e presidente della Pro Loco. E questo può cambiare veramente tanto le carte in tavola. Rossi ad esempio ha un piccolo spazio all’aperto ma in questa stagione difficile pensare di riuscire a pranzare fuori, impensabile cenarci. Aprirà o no? “A queste condizioni credo di no – spiega Rossi – perché come potete capire non posso sperare che le previsioni del tempo siano azzeccatissime, e se non lo sono? Io devo iniziare a programmare menu e acquisti un po’ di giorni prima rispetto al week end, perché i locali dell’entroterra vivono quasi sempre solo nel week end, quindi diventa difficile se non impossibile. E se mentre la gente mangia si mette a piovere che cosa faccio? Li devo mandare via a metà pasto. E il conto, come mi regolo? E la roba avanzata la butto? Sarebbe stato meglio che limitassero ulteriormente, piuttosto, i posti dentro ma ci dessero questo paracadute”.