porti e logistica

Il presidente di Federlogistica fa una lista di inadempienze che penalizzano l'economia marittima
1 minuto e 44 secondi di lettura
C’è un “male oscuro” che affligge i porti italiani ma non è stata ancora individuata una terapia efficace. Il richiamo al romanzo di Giuseppe Berto, portato al cinema da Mario Monicelli, è di Luigi Merlo, presidente di Federlogistica-Conftrasporto, in merito all’immobilismo che penalizzerebbe la logistica marittima del nostro Paese.

"Dragaggi indispensabili per far entrare le navi nei porti restano al palo – sostiene Merlo - così come restano in vigore procedure tanto farraginose quanto impossibili, che negano ogni prospettiva di semplificazione e continuano a bloccare centinaia di opere medie e grandi negli scali marittimi".

“Il male oscuro che affligge i porti, evidenziatisi come come nodo strategico per la competitività del Paese, non ha ancora alcun rimedio", e serve "un cambio di marcia", perché se "è apprezzabile l'individuazione di un primo numero di opere e la nomina dei rispettivi commissari", è necessario individuare un quadro di priorità, serve una pianificazione nazionale che non c'è ancora. La conferenza dei presidenti dei porti, ad esempio, è stata finalmente convocata dopo anni di attesa "ma dei temi che dovrebbero essere prioritari non c'è traccia". Il ministero non ha messo "neppure in agenda il regolamento delle concessioni ex articolo 18" dice Merlo e "continua a non convocare (come invece è previsto dalla legge) la conferenza delle associazioni di categoria e dei sindacati che potrebbero e hanno il diritto di dare un contributo determinante". La pianificazione nazionale della portualità sconta ancora "l'assenza di piani regolatori di sistema" e "proprio su questi temi registra la proposta di Assoporti di fornire alle Autorità di Sistema Portuale mano libera per apportare varianti ai piani esistenti, perpetuando scelte e decisioni estemporanee, destinate a innescare distorsioni e concorrenze fra porti vicini, con costi elevatissimi per l'intero sistema nazionale".
A nome di Federlogistica, Merlo rileva che "le varianti devono rappresentare una rara eccezione e non certo un modus operandi che è antitetico rispetto a una seria pianificazione".