cronaca

Più telefonate e l'adeguamento per i detenuti musulmani durante il ramadan i motivi della rimostranza
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Una rumorosa protesta è avvenuta nella serata di martedì nel carcere di Marassi a Genova dove la quasi totalità dei detenuti appartenenti alla seconda sezione, circa 200 persone, hanno manifestato il proprio malcontento sbattendo le ferraglie contro le sbarre delle finestre. Il rumore è stato sentito dalle abitazioni vicine, essendo l’istituto praticamente circondato da palazzi. A spiegare quanto accaduto è stato il SAPPe della Liguria che definisce pericolosa questa manifestazione di protesta di massa “stile anni 80” e per certi versi annunciata.


"La protesta – afferma il sindacato - è durata circa una trentina di minuti richiamando in servizio la maggior parte del personale disponibile. Dalle prime indiscrezioni trapelate, a scatenarla è stata la richiesta di ottenere più telefonate, celle aperte e l’adeguamento per i detenuti mussulmani in fase di ramadan. Quanto accaduto a Marassi richiama la necessità di aumentare l’organico del personale e di cambiare la politica della sua gestione – così commenta il segretario Lorenzo – non servono leggi svuota carceri quando all’interno esistono focolai di violenza. Le proteste sono sempre preannunciate, per questo bisogna essere sempre pronti ad arginarle ma non si può continuare a gestire un carcere di grosse dimensioni come quello di Marassi con pochi agenti e con un direttore ed un comandante che non hanno la titolarità dell’istituto".

E ancora il sindacato spiega attraverso una nota: "Marassi purtroppo conta una carenza di personale che non ha precedenti, basti pensare che a fronte di un organico previsto di 381 poliziotti penitenziari, ce ne sono circa 300. Questo induce ad una diminuzione dei livelli di sicurezza dell’istituto dove sono presenti 650 detenuti. Per questo – commenta il SAPPe – ci vuole chiarezza su come s’intende gestire l’istituto, oggi è inaccettabile che Marassi non abbia un comandante ed un direttore titolare, così come è inaccettabile che non si tenga conto che la sicurezza di un istituto è più importante di qualsiasi altra attività. Il detenuto sicuramente bisogna accontentarlo nelle sue richieste se queste però hanno un fondamento normativo, altrimenti diventa pericoloso".

Il SAPPe chiede maggiore tutela per la Polizia Penitenziaria oggi priva dei suoi punti di riferimento e costretta ad arginare le forme di protesta senza strumenti e con il rischio di essere sottoposti a procedimenti disciplinari se non penali in caso di intervento, anche su questo, sul ruolo della Polizia Penitenziaria. "Ci vuole chiarezza" conclude il SAPPe.