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Da giorni circolavano dicerie social a Genova su un suo abbandono della Nazionale
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Gianluca Vialli ha normalmente ripreso il suo posto di capodelegazione della Nazionale, smentendo ancora una volta le solite dicerie social. L'ennesima ridda di voci era divampata dopo l'annuncio dell'ingresso di Daniele De Rossi nello staff azzurro: qualcuno sui social, giocando sull'equivoco del ruolo del campione del mondo 2006, entrato tra i collaboratori sul campo di Mancini e non in sostituzione di Vialli che, secondo i soliti beninformati, avrebbe lasciato l'azzurro per la Sampdoria. In realtà il centravanti dello scudetto ci ha messo una pietra sopra un anno e mezzo fa, preso atto dell'impossibilità di chiudere una trattativa con una controparte decisa a non vendere, e ha accettato la chiamata in Nazionale come una scelta definitiva.

Chiare quindi le sue parole nella conferenza stampa odierna accanto al "gemello" dei tempi doriani: "Noi quando stiamo insieme cerchiamo sempre di ricordarci, fra di noi, la cultura azzurra. È uno dei capisaldi. Se sei azzurro una volta lo sei per sempre. Dietro a questo slogan, o mantra, ci sono due cose fondamentali. È un onore indossare la maglia azzurra, rappresenti l’élite del calcio italiano, hai il privilegio di rappresentare una nazione e la storia sportiva di un paese. Se vinci qualcosa diventi immortale dal punto di vita sportivo. C’è pure un onore, c’è grande responsabilità, indossi una maglia più grande di te e ce l’hai solo in prestito. Devi sudarci dentro e restituirla, possibilmente in un posto migliore. Quando la indossi c’è molta pressione, ma devi farlo senza dimenticare chi l’ha indossata prima di te".

"Il dovere - conclude Vialli - è quello di conservare e tramandarne il ricordo. Come Prati, Corso, Bellugi e Paolo Rossi. Questi giocatori sono stati importanti, degli idoli, il fatto che non ci siano più è come se si fossero portati via un pezzettino di me, in particolare Paolo Rossi, perché abbiamo fatto i Mondiali nel 1986, compagno d’avventura a livello televisivo, è stato un grande amico, un fratello maggiore". L'idea di un Vialli presidente della Sampdoria, che continua inspiegabilmente a essere rilanciata sui social più per una consonanza con la voglia di illudersi che per la presenza di fatti concreti, resta un sogno naufragato il 7 ottobre 2019.