cronaca

Serve anche riformare gli ammortizzatori sociali
1 minuto e 22 secondi di lettura
Un calo di 11 mila posti di lavoro dal 2019 al 2020 in Liguria, da 612 mila a 601 mila: è il dato che emerge dal rapporto sull’occupazione pubblicato oggi dall’Istat. Tra questi, i lavoratori dipendenti sono scesi di 10 mila unità (da 449 mila a 439 mila), gli indipendenti di un migliaio di posti (dai 163 mila del 2019 ai 162 mila del 2020). Nei diversi settori produttivi tiene l’industria (118 mila occupati), mentre commercio, alberghi e ristoranti, tra i settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia, perdono, dallo scorso anno, 6 mila posti (da 141 mila a 135 mila), così come in perdita sono complessivamente i servizi, che scendono da 482 mila 470 mila unità.


Chi ha pagato il conto più salato sono i lavoratori dipendenti, ovviamente quelli i cui contratti erano in scadenza e non sono stati rinnovati. "Si avvicina la scadenza del blocco dei licenziamenti, fissato per il 31 marzo - dice Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria -. Inoltre la pandemia e le relative misure di contenimento sono ben lontane dall’esaurimento. I dati del 2020, già molto preoccupanti, rischiano di essere soltanto l’avvisaglia di quella che rischia di diventare un massacro dei posti di lavoro e della capacità di spesa e di sopravvivenza delle famiglie. Il blocco dei licenziamenti, proseguendo la pandemia, va rimandato fino a quando non ci saranno le condizioni per la ripresa e fino a quando si siano creati gli strumenti per evitare pesanti conseguenze sull’intera società. Per questo, nel frattempo, bisogna riformare gli ammortizzatori sociali puntando sulla formazione e sulle nuove competenze e mettere in campo quegli investimenti senza i quali la ripresa è impensabile".