cronaca

In Liguria prima dose somministrata quasi all'8% della popolazione
3 minuti e 1 secondo di lettura
"Senza una campagna vaccinale seria non abbiamo una prospettiva temporale e questo è un grosso problema". Alessandro Berta, direttore dell'Unione Industriali di Savona fa il punto sulla situazione e non usa mezzi termini. I numeri dell'emergenza Covid spaventano e l'Italia corre rapida verso nuove misure restrittive con le regioni che innalzano il grado di pericolo e passano di livello, da gialla ad arancione o da arancione a rosso.


Il piano vaccinale dovrebbe essere rivisto dal governo. Tra le ipotesi al vaglio quella che i vaccini vengano fatti direttamente negli ambienti di lavoro, almeno in quelle aziende i cui spazi e le dimensioni permettono che questo avvenga. "Serve uno scatto, e questo deve riguardare la campagna vaccinale. Servono programmi chiari, una catena logistica, organizzare lo stoccaggio" spiega ancora Berta. I vaccini proseguono. In Liguria il dato fino all'11 marzo parla di oltre 168 mila somministrazioni ma il dato va rivisto al ribasso. Le prime dosi effettuate sono poco più di 116mila ovvero quasi l'8% della popolazione ligure.

L'inchiesta di Primocanale sulle conseguenze di un anno di Covid sul commercio e sul mondo del lavoro prosegue (clicca qui). Il quadro è allarmante. A fine marzo scade il blocco dei licenziamenti e la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Al momento sono quasi 2mila gli imprenditori che hanno chiuso l'attività. Un calo di 11 mila posti di lavoro dal 2019 al 2020 in Liguria, da 612 mila a 601 mila: è il dato che emerge dal rapporto sull’occupazione pubblicato dall’Istat. La maggior parte sono donne. I lavoratori dipendenti sono scesi di 10 mila unità (da 449 mila a 439 mila), gli indipendenti di un migliaio di posti (dai 163 mila del 2019 ai 162 mila del 2020). Nei diversi settori produttivi tiene l’industria (118 mila occupati), mentre commercio, alberghi e ristoranti, tra i settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia, perdono, dallo scorso anno, 6 mila posti (da 141 mila a 135 mila), così come in perdita sono complessivamente i servizi, che scendono da 482 mila 470 mila unità.

Ma il Governo lavora per prolungare il blocco dei licenziamenti. "È noto credo a tutti che andiamo nella direzione di una proroga del blocco dei licenziamenti che per chi dispone di strumenti ordinari sarà legata a un termine definito mentre per chi non è coperto da questi strumenti sarà legato alla riforma degli ammortizzatori sociali" ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando durante l’audizione in Commissione Lavoro al Senato.


La terza ondata di Covid è in atto. I numeri dicono che da lunedì 15 marzo la Liguria dovrebbe passare in zona arancione, si va verso i fine settimana in zona rossa e così a pagare saranno ancora una volta chi lavoro nei settori di ristorazione e turismo, anche la Pasqua si prospetta a tinte rosse.

"Il blocco dei licenziamenti va rimandato fino a quando non ci saranno le condizioni per la ripresa e fino a quando si siano creati gli strumenti per evitare pesanti conseguenze sull’intera società. Per questo, nel frattempo, bisogna riformare gli ammortizzatori sociali puntando sulla formazione e sulle nuove competenze e mettere in campo quegli investimenti senza i quali la ripresa è impensabile" spiega Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria.


"Non bisogna parlare di ristori ma servono provvedimenti di sostegno - spiega Berta -. Porto e industria stanno reggendo, ma abbiamo i settori del servizio, il commercio, ma anche tutto il mondo dell'arte, della cultura e il turismo che hanno bisogno subito di misure di sostegno. Bisogna essere chiari perché la fiducia inizia a terminare" conclude Berta che manda un messaggio chiaro a Roma.