cronaca

Lo straziante racconto di un medico della rianimazione del San Martino
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"Prima di essere intubati i pazienti ci lasciavano i messaggi per i familiari, erano consapevoli che potevano non risvegliarsi...".

E' la drammatica testimonianza di Paolo Frisoni,
medico rianimatore del pronto soccorso dell'ospedale San Martino. Nel ripercorrere il suo anno in prima linea contro il Coronavirus il medico, che a dicembre è stato contagiato dal Covid ed è guarito, ricorda i primi terribili mesi quando ancora il virus era sconosciuto e faceva paura a tutti, anche ai medici.

Frisoni ricorda il momento più pesante dei quei terribili mesi quando medici e infermieri erano l'unico legame fra pazienti e i loro familiari in ansia all'esterno dell'ospedale o a casa: "Facevamo i video o le chiamate con il cellulare" racconta. "I pazienti erano terrorizzati, quando gli comunicavamo che dovevamo intubarli vedevamo il terrore nei loro occhi, per questo gli stavamo vicini con una parola, con un sorriso. Quando dovevamo intubarli gli spiegavano che era la via migliore per tentare di arrivare alla guarigione, non tutti ce l'hanno fatta, ma tanti sì. In quei momenti i pazienti affidavano a noi le loro ultime volontà, rivolte alla moglie, ai figli, messaggi a volte affidati a noi con le parole ma anche con gli occhi". Sposato con un'infermiera, Frisoni racconta poi le paure al rientro in casa, dopo i turni di lavoro.