cronaca

Speriamo di essere così intelligenti e forti da reinventarcela. Diversa e consapevole
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 Un anno di pandemia raccontato da una giovane mamma nell’articolo di Elisabetta Biancalani. La mascherina che trasforma i nostri volti, li annulla. Quelli dei bambini. Restano per fortuna i loro occhi a raccontare tutto quello che stanno vivendo.


Poi ci sono gli occhi degli anziani, dei nonni come me. Spesso i nostro sguardi di vecchi sono filtrati dalle lenti. Che si annebbiano e ci annebbiano. Il respiro si fa più affannoso e allora, dalla bianca mascherina spunta apparentemente spavaldo un grosso naso arrossato che cerca disperatamente ossigeno, aria, tramontana e si accontenta anche di un maccaioso scirocco.

Un anno cominciato con la certezza che era soltanto una fastidiosa faccenda che si sarebbe consumata in poche settimane. Allora tutti a impastare, riordinare librerie, seguire in tv Case de papel a gogò, sorridere ai canti sui balconi e aspettare ogni sera con un briciolo di ansia in più la videochiamata dei nipoti. La prima divertente, pasticciata, confusa. Poi sempre più telegrafiche, fino alla esasperazione manifestata dai piccini che non hanno più voglia di perdere “Masha e Orso” per salutare i nonni sullo smartphone. Che intanto sono sempre uguali, i nonni, mentre le avventure di “Masha e Orso” cambiano tutte le sere.


Ma quando i colpi del virus diventano bassi, quando il tuo vicino esce in barella, la sirena assorda, quando cominci a perdere un amico, allora, l’illusione dello scherzo di cattivo gusto ma passeggero si trasforma. Diventa apprensione, attesa dei bollettini serali, spesso confusamente arruffati di cifre, numeri, dati da non sembrare così funesti come affermano alcuni virologi. Il virus ti sfiora, ci giochi a ping pong, ci pensi quando vai a dormire. L’insonnia cresce. Beh un’altra giornata è passata e ora arrivano i vaccini. Miracolo in pochi mesi ci sono già i vaccini. Arriveranno.


La vita è una finestra, o forse due. La vedi così. Che passa rumorosa e si spegne di notte con il coprifuoco senza bombe, per fortuna. Una finestra sulla tua strada, il marciapiede di sotto, le auto posteggiate male, i tetti, il palazzo di fronte, magari là in fondo anche il mare senza vele. Per un anno che ha squassato la vita a tutti. E che non potrà più essere quella di prima, ma necessariamente dovrà cambiare, essere più attenta, rispettosa nei contatti sociali, meno menefreghista, o che forse diventerà ancora più egoista. Chissà?

Speriamo di essere così intelligenti e forti da reinventarcela. Diversa e consapevole.