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Le polemiche sulla kermesse canora non si placano
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“Il sentimento di preoccupazione è avvertito da tutti. I protocolli sono seguiti da tutti in maniera rigida. L’avere avuto una persona positiva significa anche che i protocolli funzionano”. Così Walter Vacchino, patron del Teatro Ariston risponde a Primocanale alle polemiche sulla kermesse canora che non è stata rinviata.

“Un rinvio la scelta più sensata? Le rispondo per il ruolo che ho. Facciamo parte di una squadra. E seguiamo le indicazioni dell’allenatore, cioè l’amministrazione e la Rai, a cui questa scelta va rimandata. Sottolineo solo l’importanza del lavoro”.

La sensazione è proprio questa: questa decisione era utile alla Rai. Il nocciolo è che per garantire il risultato dell’allenatore il Festival si fa. E accade solo a Sanremo, tutti gli altri sono fermi...
Vorrei precisare che tutto il settore dello spettacolo, sui media, sta lavorando. E il loro lavoro è fondamentale, anche per avere momenti di divertimento, cultura e informazioni. Non solo la Rai, ma anche Canale 5, Amazon. Vorrei sottolineare una cosa: il teatro Ariston, e forse il Festival, sta tirando una volata per la ripartenza. Come in tutte le volate si fa fatica. L’importante è il segnale di voler ripartire.

Ma parte solo il festival…
Per il mondo dello spettacolo, con il nuovo Governo le associazioni andranno a ripartire di un progetto di ripartenza di tutti. In Cina c’è stato il maggior incasso cinematografico di tutti i tempi. La Spagna, la Nuova Zelanda, la Russia stanno riaprendo. Bisogna ripartire.

Ma come si fa a spiegare a tanti operatori del teatro per esempio, ma non solo, che parte solo il Festival?

Tutto questo sta dando una nuova linfa. Nel periodo delle feste, nessuno parlava di cinema e teatro. Riparlando di Sanremo, si è riposizionato un problema. Le proteste e i momenti di tensione sono fondamentali. Ci dobbiamo abituare a convivere alle difficoltà.

Il teatro Ariston si salva in tutto questo, con i finanziamenti che arrivano attraverso il Festival?
Non abbiamo contributi. Abbiamo solo fatturazioni che facciamo per il nostro lavoro. Prendiamo 22.500 euro al giorno per le giornate che lavoriamo, mettiamo a servizio 12.000 metri, oltre ai magazzini esterni che mettiamo a disposizione del Festival. Ogni giorno è un giorno guadagnato. Capisco che siano tante idee, le rispettiamo, ma si rispetti il lavoro.

Svolgere il Festival in un altro momento, avrebbe avuto ricadute economiche sulla città. Sorprende che non ci sia stata consapevolezza…

Io non ho voce in capitolo su quando si svolge il Festival. Sono domande che vanno girate al Comune di Sanremo e ai vertici della Rai. Noi facciamo il meglio perché il lavoro venga fatto in sicurezza