cronaca

Nel nostro sondaggio, il 53% è contrario all'utilizzo, mentre il 38% solo in aree tutelate
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Un incidente grave ogni tre giorni in monopattino in Italia: nel 2020 il bilancio è di 11 feriti in prognosi riservata, 49 feriti con prognosi superiore ai 40 giorni e una vittima. A questo dato, si va ad aggiungere la tragedia avvenuta in Corso Sardegna a Genova, dove ha perso la vita Federica Picasso. E continua a tenere banco il dibattito sull'utilizzo dei monopattini nel traffico cittadino. "E' un mezzo che è nato per muoversi all'interno dei centri commerciali", commenta Federico Santolini, direttore Ortopedia e Traumatologia d'urgenza al Policlinico San Martino. "Richiede una pavimentazione liscia e perfetta, priva di asperità". 

Secondo uno studio a livello italiano, il monopattino ha superato di gran lunga la bicicletta, diventando il mezzo più pericoloso di tutti: e in pronto soccorso cresce il numero dei pazienti. "Picchiano sempre di testa e di gomito, non si può fare nulla per limitare la caduta in avanti", spiega Santolini. "Non hanno protezioni, non hanno frenata né limitazioni di velocità, non hanno un baricentro idoneo: sono molto pericolosi". 

E visto che questo mezzo sta prendendo sempre più piede, è necessaria a livello nazionale almeno una regolamentazione, magari con tanto di targa, casco obbligatorio e assicurazione, come proposto da alcuni nostri utenti. Al nostro sondaggio, il 53% dei partecipanti si è detto contrario al loro utilizzo, il 30.5% invece è d'accordo ma solo in alcune aree tutelate, l'8.4% vorrebbe invece che venissero regolamentati come auto e moto. 

"Siamo d'accordo sul fatto che ci siano delle regole da rispettare, da parte nostra così come da parte di tutti gli altri mezzi", commenta Federico Biolé del gruppo Facebook 'Monopattini elettrici Genova'. "Ci sono vie che io personalmente non mi sento di percorrere perché sono a scorrimento veloce, laddove non c'è un regolamento, meglio affidarsi al buonsenso". E il dibattito, durante la trasmissione di Primocanale Oltre Tutto, si allarga anche alle piste ciclabili e ai ciclisti. "Non è il mezzo che è pericoloso, è pericolosa la cultura con cui ci muoviamo sulle nostre strade, come in una giungla", commenta la biker Alessia Repetto. Negli ultimi anni Oslo ha ottenuto 0 morti con zone a 30 km/h, pedonalizzazione, piste ciclabili, trasporto pubblico locale eccellente e riducendo il numero delle macchine: già la corsia rossa che in tanti criticano, per un ciclista rappresenta una sicurezza per muoversi nel traffico".