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Al Teatro Goldoni di Livorno si sta svolgendo il XVII congresso del Partito Socialista Italiano, iniziato sei giorni prima. Tremila congressisti sono venuti da ogni parte d’Italia, in un momento storico delicato per il nostro paese che ha già conosciuto la nascita delle violenze delle squadracce fasciste. Sul piano internazionale i socialisti italiani sono affascinati dalla recente rivoluzione russa, che ha posto fine a un regime medievale.


Il conflitto mondiale terminato da pochi anni ha già però frantumato i principi dell’internazionale socialista, con le diverse posizioni che riguardano tra l’altro i crediti di guerra tra paesi che pure dovrebbero appartenere a un unico credo sociale, principi affermati all’unanimità nella conferenza internazionale di Amsterdam del 1907, mentre già nel 1904, sempre ad Amsterdam era nata a cura del movimento internazionale anarchico e socialista l’Associazione Internazionale Antimilitarista (A.I.A). Il Partito Socialista italiano, prima del voltafaccia del direttore dell’Avanti, e già esponente di primo piano del partito, Benito Mussolini, era stato l’unico, tra quelli europei a porsi in una sofferta posizione pacifista contraria a ogni intervento bellico, riassunta nel motto “né aderire, né sabotare”.


D’altro lato, la terza Internazionale, il c.d. Comintern, voluta da Lenin e dai comunisti russi, indicava a tutti i simpatizzanti per la rivoluzione russa di spaccare i partiti socialisti e di fondare i partiti comunisti. Durante il congresso di Livorno è manifesto che la maggioranza del partito è favorevole a seguire le direttive di Mosca, seppure con alcuni distinguo. Ancora i nomi socialisti e comunisti appaiono infatti interdipendenti.


Si vuole aderire alla terza Internazionale ma c’è il rifiuto, tra l’altro, di cambiare il nome storico del partito stesso e comunque non c’è alcun intento, sempre nella maggioranza, di espellere dal partito i cosiddetti riformisti puri, che fanno capo al vecchio leader Filippo Turati, il fondatore del Partito dei Lavoratori Italiani, a Genova, nel 1892. Qui avviene la spaccatura, proprio nell’ultimo giorno del congresso. Si va alla votazione con tre mozioni: quella unitaria massimalista, favorevole alla terza internazionale ma contraria all’espulsione dei riformisti, quella comunista e quella concentrazionista riformista o turatiana.


La prima ottiene la maggioranza con 98.028 voti (espressi con quelli provinciali), la seconda 58.783 e la terza 14.695. I rappresentanti della fazione comunista non ci stanno e con una mozione letta da Amadeo Bordiga, abbandonano il Teatro Goldoni e si riuniscono al teatro San Marco, poco distante, più vicino al porto. Nasce così il 21 Gennaio 1921 il Partito Comunista d’Italia (PCd’I) . Oltre a Bordiga, i protagonisti di quel momento furono Nicola Bombacci, Umberto Terracini, Onorato Damen, Antonio Gramsci, Bruno Fortichiari.