cultura

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Così come in tutte le tv del mondo, causa la pandemia, anche nel nostro programma del mattino “Al servizio del pubblico”, e poi per tutto il giorno, gli ospiti non affollano più gli studi televisivi ma si mostrano via Skype.




Lasciamo alla preistoria della tv le videocassette con le insuperabili riprese di un Berlusconi smagliante seduto alla scrivana (con foto di bimbi e moglie ed ex, ex, ex, voltate a favore di telecamera): si malignava che i libri alle sue spalle fossero in realtà elenchi telefonici rivestiti con le copertine di classici immortali della letteratura.




Oggi con Skype c’è stato il ribaltone: è il soggetto che si riprende da solo e, se fino a poco tempo fa, quando si collegava con noi mostrava poca padronanza del nuovo mezzo, oggi gli ospiti si distinguono per l’accuratezza con cui curano gli "sfondi". I collegamenti Skype si caratterizzano per le inquadrature fatte in casa o negli uffici dai protagonisti stessi.





Normalmente ci spalancano le porte delle loro “tane”: virologi, assessori, ministri, avvocati, commercialisti e… colleghi giornalisti.
Ed eccoli. I direttori dei principali quotidiani solitamente si posizionano davanti alle annate rilegate in pelle dei loro giornali, disposte su giganteschi ripiani di legno di noce. Poi vanno sempre come il pane le librerie in stile Ikea (dove i libri sono solo i dorsi con dentro pagine bianche, altroché Berlusconi…). In questo caso il giornalista più smaliziato e trendy appende al mobile serie Billy, oggetti che ce lo dovrebbero rendere più simpatico (il giornalista non il mobile): per esempio una chitarra con adesivo Bob Marley oppure lo scudetto della Juve o il fermacarte della torre di Pisa. Mah.




Ma se i virologi in camice bianco danno il meglio di se stessi fra microscopi elettronici, mappe polmonari, provette ordinate su scrivanie verdognole di stampo ospedaliero, sono i ministri ad affermarsi negli sfondi di Skype in casa loro. Interni patinati, caldi, avvolgenti. Reduci dall’albero di Natale o dal presepe napoletano, in veste casalinga, un po’ ciabattoni, sembrano naturali come noi nel tinello di casa. Si raccontano con voce pacata, rassicurante, e spiegano con familiarità il momento di crisi politica.



Questa mattina (da fonte autorevole: forum Aldo Grasso), mentre ero in onda, una ex ministra, peraltro genovese, su un altro canale, ha scelto, alle sue spalle, una rassegna civettuola di quadri raffiguranti scarpe con tacco 12 o più. Apperò.
Se fosse un messaggio politico o no, bisognava chiederglielo.



Ma nessuno gliel’ha chiesto. Invece ha banalmente parlato di maggioranza relativa, rimpasto, elezioni anticipate, concetti tipo: se votassimo per sei mesi l’Italia non c’è più. Insomma cose così via Skype.

Ma senza il trucco e il parrucco della tv.