cronaca

Il capo della comunicazione MPS era caduto da una finestra di Rocca Salimbeni
2 minuti e 8 secondi di lettura
 Indagini "lacunose" con scelte "errate". Comportamenti da porre al vaglio del Csm ma che non non dimostrerebbero una volontà di insabbiare le indagini sulla morte del capo della comunicazione di Banca Mps, David Rossi, avvenuta il 6 marzo del 2013 cadendo da una finestra di Rocca Salimbeni, sede dell'istituto di credito. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione sui presunti festini a luci rosse a cui avrebbero partecipato alcuni magistrati senesi che poi avrebbero insabbiato le indagini sulla morte.

Delusa la vedova di Rossi: "Non ho più fiducia nel sistema giudiziario, me l'hanno fatta perdere. Hanno fatto come Ponzio Pilato - ha detto Antonella Tognazzi - Abbiamo riscontrato molta superficialità nella conduzione delle indagini. Invece di approfondire le nuove testimonianze che avevamo segnalato, i magistrati hanno scelto di non convocarli. La delusione è tanta, ma è rilevante che negli atti di Genova è stata considerata attendibilissima la testimonianza dell'escort".
Sui festini, sottolinea il giudice, i due testi che hanno raccontato quanto succedeva riconoscendo due pm sono credibili e "consentono di formulare un primo vaglio positivo di attendibilità su tali dichiarazioni sebbene esse possano valere ai fini di responsabilità disciplinare" e non per dimostrare la commissione di reati.

La procura di Genova aveva aperto un fascicolo per abuso d'ufficio e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, a carico di ignoti, dopo una trasmissione de Le Iene. In quella puntata l'ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini aveva spiegato in un fuori onda che le indagini erano state "rabbuiate" a causa di quei festini. I pm genovesi avevano raccolto numerose testimonianze ma avevano chiesto l'archiviazione. I legali dei familiari, gli avvocati Carmelo Miceli e Paolo Pirani, si erano opposti alla richiesta chiedendo di integrare le indagini sentendo altri testimoni. Una richiesta che però il gip non ha ritenuto di accogliere.

Il giudice ha ripercorso le due indagini sulla morte di Rossi, spiegando come nella prima siano stati fatti errori. "La confisca dei fazzoletti - si legge nel provvedimento - è un atto errato (perché compete al giudice e non al pm), è un provvedimento errato nella forma e prematuro nella sostanza, sia sotto forma di imperizia che di presuntuosa convinzione d'una tesi pure superficiale ma non univocamente rivelatrice della precisa volontà di non indagare su elementi di rilievo".
Dopo i pm genovesi anche il gip ha trasmesso gli atti al Csm per valutare se "nei fatti esposti venga rilevato un eventuale pregiudizio per il prestigio della magistratura".