"Pensiamo che la socialità sia più importante dei bei voti", così Francesco del liceo Leonardo Da Vinci di Genova è sceso in piazza. Con lui, attorno alle 9:30 in Piazza De Ferrari, un centinaio tra ragazzi e professori per una simbolica 'lezione a cielo aperto', in segno di protesta contro la didattica a distanza. C'è chi segue dal computer, chi dal cellulare, chi invece si dedica a scrivere dei coloratissimi cartelloni con frasi del tipo "Volete toglierci il futuro, ma noi abbattiamo qualsiasi muro", o ancora "Non saremo procioni in letargo, la scuola va riaperta subito". La decisione se le scuole superiori in Liguria potranno tornare o meno in classe, seppur al 50%, arriverà nelle prossime ore, dopo le opportune valutazioni dello scenario sanitario della regione.Nuovo Dpcm, Liguria verso la zona arancione. Dad al 50% dal 18 gennaio, Toti: "Decideremo oggi"
"La presenza è sacra perché garantisce il diritto allo studio, ci sono molti problemi tecnici in didattica a distanza, le difficoltà e le disuguaglianze vengono amplificate”, raccontano gli studenti, che comprendono la situazione, ma che raccontano cosa avviene ogni giorno all’interno delle loro stanze. “La socialità ne risente tantissimo, io personalmente vado a fare sport, ma tanti altri non hanno più contatti diretti con gli amici di sempre”, continua Francesco. “I professori si stanno facendo in quattro per insegnarci e aiutarci, ma da un lato non è semplice imparare da dietro lo schermo di un computer e dall’altro è più facile barare, non seguire una lezione o fare i furbi alle interrogazioni".
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E in quasi tutte le classi c'è un compagno o due che hanno abbandonato gli studi. A confermarlo sono anche i professori, scesi in piazza con gli studenti in segno di supporto, oltre che l'indagine di Save the Children di qualche settimana fa. La scuola, del resto, è pronta da dicembre a ripartire. Il vero problema è legato alla situazione sanitaria, cosa che ha fatto slittare il ritorno in aula, come spiegato anche dall'assessore Ilaria Cavo (LEGGI QUI).
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Ma non tutti la pensano come i ragazzi, pochi anche a causa delle restrizioni e delle norme anti Covid, ma pochi rispetto anche alle altre proteste in tutta Italia, scesi in piazza oggi. C'è chi scrive a Primocanale, infatti, che le misure restrittive di oggi possono permettere presto di poter tornare "a fare una vita normale, meglio stare a casa, proteggere le famiglie e fare lezione in pigiama, se questo vorrà dire poi poter tornare a fare sport, a viaggiare e a incontrare normalmente gli amici", scrive tramite Instagram Lorenzo.
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