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Possibili rovesci al più moderati sul centro-levante
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La fase perturbata di stampo invernale, che nelle scorse ore ha investito la Liguria, ha provocato nevicate anche intense nelle zone interne della regione, senza però determinare pesanti disagi. Dopo una notte di forte vento, in Liguria domina il cielo sereno. Ma si tratterebbe di una breve tregua.

Sono attesi infatti rovesci al più moderati sul centro-levante e la nuova ondata di maltempo dovrebbe investire la Liguria tra domani 4 dicembre e sabato 5 dicembre. L'approssimarsi di una saccatura atlantica potrebbe determinare l'ingresso di aria umida meridionale, associata a precipitazioni diffuse su tutte le zone, più intense e persistenti proprio sulla parte centrale e del levante ligure. I metereologi segnalano la possibilità di precipitazioni a carattere nevoso sul centro-ponente ossia nella zona dell'entroterra savonese a cavallo con l'Imperiese, e possibili fenomeni di gragnuola/gelicidio sempre in quell'area come anche in altre zone dell'entroterra ligure.

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Con il brusco abbassamento della colonnina di mercurio, l'arrivo del gelo colpisce verdure e ortaggi coltivati all'aperto dopo un lungo periodo di clima insolitamente mite. E' quanto afferma la Coldiretti in riferimento all'ondata di maltempo segnata da temperature in picchiata con gelate e neve anche a bassa quota. "Nelle campagne se le temperature scendono sotto lo zero per lungo tempo sono a rischio le coltivazioni invernali come cavoli, verze, cicorie e broccoli ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull'aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra", sottolinea Coldiretti.

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Il rischio è che si alimentino le speculazioni sui prezzi in una situazione in cui sono stati registrati dall'Istat a novembre aumenti dei prezzi al consumo del 5,5% per la frutta, fino all'8,7% per le verdure. Eppure nei campi si registrano tagli nei compensi pagati agli agricoltori. "E' il caso dei mandarini che nelle campagne vengono pagati al ribasso ben al di sotto dei costi di produzione che sono di almeno 35/40 centesimi al chilo. I prezzi attualmente corrisposti non sono assolutamente remunerativi e si rischia un crack senza precedenti per il settore nei territori tradizionali di coltivazione", con clude Coldiretti.