cronaca

L'incontro slitta all'undici dicembre, ancora dettagli da definire
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L'accordo è di fatto già stato raggiunto, ma la firma dell'intesa tra ArcelorMittal e Invitalia, slitterà all'11 dicembre, poichè ci sono ancora alcuni dettagli da definire, come il valore e le modalità degli investimenti futuri. Lo Stato torna nel settore dell'acciaio, con Invitalia - la societa' guidata da Domenico Arcuri - che entrera' al 50% nella Am Investco, controllata dal colosso ArcelorMittal, per poi prendere la maggioranza dopo il 2022 quando scadra' il contratto di affitto degli impianti.


Sul tappeto rimangono due nodi da sciogliere. Il primo e' il tema occupazionale, sul quale battagliano i sindacati metalmeccanici. Ci sono poi i risvolti ambientali, su cui fanno pressing le associazioni ambientalistiche locali e sul quale non nasconde di preferire altre soluzioni il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.

I contenuti dell'accordo, che il governo avrebbe raggiunto nei giorni scorsi direttamente con Laskhimi Mittal, sara' illustrato dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli ai sindacati metalmeccanici convocati il 30 novembre nel Salone degli Arazzi del dicastero. Le richieste dei lavoratori riguardano ovviamente l'occupazione e gli investimenti. La richiesta e' quella di non prevedere esuberi, così come indicato nel piano originario di ArcelorMittal.

Ma la scalettatura ipotizzata ora è quella di una crescita dei volumi produttivi dalle attuali 3,3 tonnellate di acciaio alle otto tonnellate a regime nel 2025: solo allora ci sara' la piena occupazione dei 10.700 lavoratori diretti. E' uno scenario che preoccupa fortemente le 'tute blu' anche se nel prossimo quinquennio gli esuberi temporanei sarebbero coperti dagli ammortizzatori sociali dei quali lo Stato si fa garante. L'annuncio dell'accordo dovrebbe togliere il velo anche su altri aspetti.

La governance, ad esempio, sara' inizialmente paritaria con presidente e amministratore delegato espressi l'uno da Invitalia e l'altro da Mittal. Bisognerà però chiarire quali sono le deleghe che verranno attribuite. Ci sono poi da indicare gli investimenti previsti, un tema sul quale i lavoratori chiedono chiarezza per comprendere la credibilita' del progetto. 

Il governo non ha nascosto di puntare a parte dei fondi del Recovery Plan per innovare gli impianti e migliorare l'impatto ambientale. Ma questo è uno degli snodi che accende le polemiche sul territorio. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, alla vigilia dell'accordo parla di 'proclami' e dice di sentirsi 'preso in giro' da quanto raccontato. Ci sarebbe bisogno di almeno 5 miliardi di investimenti per introdurre tecnologie veramente "verdi" e allontanare l'impianto dalla città, prevedendo la chiusura dell'area a caldo.

Al momento invece il governo punta alla riaccensione dell'altoforno 5 fermo del 2015, alla manutenzione degli altiforni 1 e 4 e all'arrivo di forni elettrici, alimentati da preridotto, che arriva dal processo di decarbonizzazone dell'area. Per l'impianto di Taranto sara' comunque in ritorno al passato. Nata nel 1905 l'Ilva passo' all'Iri nel 1929 e venne ceduta ai Riva solo nel 1995, con il piano di privatizzazioni. Il commissariamento è poi del 2012. ArcelorMittal arriva nel 2018 e ora arriva una nuova svolta.

LA FIRMA SLITTA - La firma dell'accordo tra Invitalia e ArcelorMittal sull'ex Ilva slitta di una decina di giorni e dovrebbe arrivare intorno all'11 dicembre. Lo riferiscono fonti sindacali. Nel pomeriggio dovrebbe arrivare da A.Mittal al Governo una lettera di intenti nella quale si dice intenzionata a restare nel nostro Paese (oggi era la data limite per la sigla dell'accordo). Nei prossimi giorni si definiranno i dettagli per l'ingresso di Invitalia al 50% nella Am Investco, per poi prendere la maggioranza dopo il 2022.

Invitalia entrerà in ArcelorMittal Italia al 50% con l'accordo che dovrebbe essere firmato l'11 dicembre per poi arrivare al 60% nel giugno del 2022. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli nel corso dell'incontro con i sindacati secondo quanto riferito dal numero uno della Fim, Roberto Benaglia. Benaglia ha affermato che è necessario, una volta sottoscritto l'accordo tra Invitalia e ArcelorMittal, trovare un accordo con i sindacati che preveda la salvaguardia totale dell'occupazione e la messa in campo di ammortizzatori sociali durante il percorso verso il rientro al lavoro di tutti i lavoratori.

"Il piano - ha spiegato - prevede nel 2025 il rientro di tutti i lavoratori che sono in cassa integrazione (3.000). Ma dobbiamo tenere conto anche dei 1.700 dell'Ilva in amministrazione straordinaria. Cinque anni - ha proseguito - è un tempo lunghissimo e ci vuole certezza di questo rientro. Ed è necessario che anche per i lavoratori di Ilva as ci sia un accordo complessivo. Chiediamo certezza per l' occupazione a ammortizzatori per tutti". Benaglia ha sottolineato che "è indispensabile" che lo Stato entri nell'acciaio in questo momento di rilancio, Vogliono realizzare - ha concluso - il più grande impianto di acciaio green in Europa.


Intanto questa notte, all'interno dello stabilimento ex Ilva di Genova si è sfiorata la tragedia. Presso la banchina GRT è infatti crollata una torre di 18 metri, e solamente per puro caso nessun lavoratore è stato travolto. Lo hanno fatto sapere i sindacati: "senza investimenti si rischiano ogni giorno incidenti" fanno sapere dalla Fiom Cgil di  Genova.