Guai a pronunciare quel termine. Ma giocare con le parole, talvolta, può essere pericoloso. Ancora peggio, se si fanno i conti con gli anglicismi. Nessun politico, a qualsiasi livello, fino a ieri, voleva parlare di lockdown. Troppe sofferenze nell’inedita esperienza di primavera. Anche se, la versione di fine ottobre, aspettando il vaccino, pare l’inevitabile riedizione del già visto sotto un’altra declinazione.
Tuttavia, alla luce di quanto sopra, la domanda resta una. Anzi diventano due. Sempre dando per scontata la buona fede di ciascun provvedimento, a tutela della pubblica salute, dopo gli ultimi 10 giorni di clientela pressoché azzerata: meglio un blocco totale che garantisse un minimo reddito statale o le aperture con forti limitazioni che, comunque, avevano aumentato le paure riducendo brutalmente frequentazioni commerciali senza alcun ammortizzatore fiscale? Dopo la discussione di queste ore tra Governo e Regioni, se prevalesse la linea dell’Esecutivo, ammesso che i soldi arrivino subito, quanti avranno la forza d’attraversare il lungo e traballante guado? E se, invece, si imponessero le Regioni, che chiedono aperture dei ristoranti fino alle 23, il rischio di tornare all’ipotesi di saracinesca aperta e tavoli vuoti è quanto mai concreta. Guazzabuglio.
Sono gli interrogativi di chi manda avanti un’attività, per esempio, legata a benessere e ristorazione. Non serve neanche più registrare le voci del mercoledì sera a Viaggio in Liguria per comprendere l’apprensione della categoria.
Maldestri consigli di artisti come la cantante Nina Zilli – “Non andate a cena fuori” – durante le ultime due settimane hanno completato l’opera di terrorismo mediatico all’insegna di una generalizzazione che rende l’informazione scorretta.
Più della paura, che non serve a nulla, c’è bisogno di razionalità. Quest’ultima, porta in dote precauzione e sicurezza, tanto da bandire isterismi o depressioni. Quando, poi, il virus tocca la tua famiglia, allora, le prediche puoi lasciarle nel cassetto. Vero. L’esercizio di una testa che deve prevalere sulla pancia, però, non va mai accantonato.
Tempi bui, una precarietà addirittura superiore agli autunni ungarettiani. Invisibile, ma resta una guerra anche questa. Differentemente da altre battaglie, sono chiamati a combatterla tutti. Compresi, anziani e bambini. Per la sopravvivenza prima e la vittoria dopo, ciascuno deve fare la propria parte.
L’immunità di gregge, nel frattempo, è svanita. L’umanità di popolo, ma quella vera - e non la versione estate 2020, liquefatta al primo sole - resta l’unica medicina.
salute e medicina
Covid: testa e cuore, uniche medicine
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