salute e medicina

Per il viceministro "coprifuoco utile dove c'è un'impennata di contagi"
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Un nuovo lockdown potrebbe scattare qualora venisse superata soglia di 2.300 pazienti in terapia intensiva? "Non so dove sia stata reperita questa informazione, non ne sono a conoscenza. Se mi chiedete quale puo' essere una soglia limite, globalmente direi la meta' dei 4.400 posti terapia intensiva extra che sono stati approntati, quindi la soglia sarebbe intorno ai 2.000-2.500". Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri butta acqua sul fuoco rispetto alle voci di un nuovo lockdown in Italia.

"I posti in terapia intensiva ci sono, al momento la crescita è molto lenta nonostante un numero di positivi altissimo, che non significa siano malati". Sileri comunque lascia la porta aperta a interventi mirati in alcune zone del Paese. "Bisogna anche vedere come sono distribuite nel Paese le presenze in terapia intensiva. Potrebbe esserci una città nella quale il sistema si esaurisce ed altre in cui invece non si esaurisce. Se ci saranno delle aree sotto pressione lì sarà necessario fare delle misure più restrittive", ha aggiunto.

Sui coprifuoco in alcune regioni il vice ministro spiega che "è la declinazione locale di norme nazionali che lo consentono. Laddove c'è un'impennata dei contagi, prima che il sistema vada al collasso, si procede con queste chiusure. E' chiaro che dobbiamo osservare i numeri, quindi chiunque fa previsioni da qui a Natale sbaglia, perché localmente le cose possono accadere molto prima o possono non accadere se si riesce a gestire e magari a limitare il numero dei contagi. Ma bisogna essere pronti a diversi scenari, con dei piani mirati da attuare a seconda della situazione, prima che sia troppo tardi".

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Per Sileri "hanno detto benissimo Zaia, Toti e Bonaccini". Il viceministro si riferisce al chiarimento sul "percorso, dall'ampio uso di test diagnostici a zone in cui possono essere quarantenate le persone, alle assistenze domiciliari e all'utilizzo delle usca, sono tutti percorsi da implementare e da qui si può arrivare anche ad ulteriori misure restrittive. Se le cose vanno bene in alcune regioni si prendono come modello, è chiaro che alcune regioni magari non hanno una storia atavica di tagli e problemi di bilancio in Sanità, ma se ci sono modelli che funzionano sono da seguire".


"Servirebbero 300-400mila test diagnostici al giorno fra tamponi per chi è ad alto rischio e test più semplici e più fruibili, che puoi anche trovare in farmacia, per chi è meno a rischio. Il tampone è utile per il paziente ad alto rischio, ma per coloro a basso rischio vanno bene anche i test salivari. Anche se hanno un'affidabilità più bassa consentono diagnosi a larga scala e a basso costo e danno risposte a molte persone che in questo momento stanno facendo le code ai drive-in in attesa di fare un tampone. I contatti dei contatti non hanno bisogno di tamponi perché hanno una scarsa probabilità di essere stati contagiati, mentre il contatto stretto ha bisogno del tampone", e ividenzia il viceministro Sileri.

Per quanto riguarda i vaccini anti-Covid, “nessuno può dire se avranno un’efficacia temporanea o meno. Si sta lavorando a vaccini che abbiano un’efficacia e questo significa che diano copertura per lunga durata. Difficilmente può essere fatto un vaccino che dà la copertura per tre mesi, non avrebbe molto senso. Direi che il vaccino che uscirà avrà efficacia sia nell’immediato sia a lunga durata”, ribadisce Sileri.

"Non potevamo pensare che la rapida salita avrebbe interessato solo i Paesi nord-europei. Noi stiamo andando meglio, la risalita è stata all'inizio più tardiva e più lenta, ora ci sono dei picchi in alcune aree del Paese e serve una reazione in termini di controllo dei contagi mediante la diagnostica, e una migliore preparazione nel caso in cui questo aumento dei contagi possa ripercuotersi sugli ospedali", conclude il parlamentare pentastellato.

Intanto in Germania l'ente responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania, l'Istituto Robert Koch di Berlino (Rki) ha ampliato l'elenco delle zone a rischio coronavirus in Italia. Dopo Campania e Liguria negli scorsi giorni, sono state ora inserite nella lista Lombardia, Piemonte, Provincia autonoma di Bolzano, Valle d'Aosta, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e Sardegna. Chi proviene dalle zone a rischio deve presentare all'ingresso in Germania un test per la Sars-Cov2 con esito negativo, effettuato non oltre 48 ore prima dell'arrivo. Altrimenti, l'esame potrà essere svolto in territorio tedesco gratis o i viaggiatori si dovranno porre in quarantena volontaria per 14 giorni. Dall'8 novembre, in assenza di un test negativo effettuato in Italia, scatta l'obbligo di quarantena per 10 giorni. Come ricorda il quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", per le autorità tedesche una zona è a rischio coronavirus quando vi si registrano più di 50 contagi su 100mila abitanti nell'ultima settimana.