cronaca

Il primo cittadino di Molini di Triora Sasso: "Per una frana mi chiedono 150 documenti"
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Sono bastate poche parole per far infuriare i sindaci delle città più colpite dall'ultima ondata di maltempo che oggi e per i prossimi giorni faranno la conta dei danni e stanno cercando dove possibile di ridare un aspetto quanto più vicino alla normalità. Impresa praticamente impossibile tra strade interrotte, frane, frazioni isolate, assenza di energia elettrica.

A far scatenare la rabbia è stato il ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare Sergio Costa in un'intervista a 'La Stampa' dove ha attaccato senza peli nella lingua i singoli Comuni per la gestione delle risorse da utilizzare in tema di sicurezza idrogeologica. "Se ancora una volta la battaglia contro il dissesto idrogeologico sembra non essere minimamente stata affrontata in questi anni non è per mancanza di fondi ma per le carenze dei Comuni. La prevenzione vuol dire capacità di spendere, di mitigare fenomeni climatici straordinari ma sempre più ricorrenti e di adattare il nostro territorio ai cambiamenti del clima - spiega - le Regioni decidono la conformità dei progetti e se ammetterli ai finanziamenti nazionali, ma i Comuni hanno il compito di individuare i territori a rischio e di realizzare i progetti per metterli in sicurezza: non tutti ci riescono".

Poche parole e subito parte la replica dei primi cittadini. Manuela Sasso, sindaco di Molini di Triora, 600 abitanti in valle Argentina ora alle prese con i danno causati dall'alluvione: "Vorrei vederlo qui il ministro Costa, mi fa proprio incazzare. Devono capire la realtà dei piccoli comuni, noi siamo in prima linea, sempre, lo eravamo anche venerdì notte. Ci mettano nelle condizioni di poter spendere i soldi. Abbiamo un ufficio tecnico con un solo tecnico che deve girare sette comuni, non abbiamo i fondi per pagare il personale. Spesso noi sindaci dobbiamo fare i conti con territori di grandi dimensioni, solo Molini ad esempio conta nove frazioni. Per una frana mi chiedono 150 documenti, 70 allegati e 80 fotografie. Volete darci i soldi? Dovete semplificare i modi di farceli avere".  

Dito puntato non solo contro il ministro Costa ma anche contro la burocrazia colpevole con i suoi mille iter e le sue mille stanza di allungare e complicare notevolmente le procedure a sindaci che, specialmente per le realtà più piccole, nella vita fanno altro per tirare a campare. Ma anche nei centri più grandi le cose non vanno meglio. Ancora una volta le parole del ministro Costa fanno arrabbiare mentre la burocrazia a volte stoppa proprio quelle attività che sarebbero state utili a evitare i danni. Il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino in queste ore è alle prese con i danni ingenti lasciati lungo le strade dall'acqua esondata dal fiume Roja. Prime stime che parlano di milioni di danni: condotte, fognatura e illuminazione saltate sono solo alcuni dei problemi da affrontare in queste ore.

"Noi quando ci sono i bandi rispondiamo e riusciamo ad ottenerli - spiega arrabbiato Scullino -. Molto spesso però si fanno dei siti di interesse comunitario come il nostro dove non possiamo nemmeno togliere gli alberi dal letto del fiume. Bisogna presentare otto-nove domande e comunque siamo soggetti a denunce perché la vegetazione all'interno del fiume non si può togliere. Se lo avessimo potuto fare noi forse oggi questo danno non lo avremo subito perché avremmo abbassato il letto del fiume di almeno un metro e mezzo e forse la passerella ci sarebbe ancora".