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L'allenatore deve dare una svolta alla squadra e pretendere acquisti dalla società
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"Non mi è piaciuto quasi niente, sembravamo una squadra sparring partner, pavida, non ho visto voglia di lottare". Parole di Claudio Ranieri dopo la sconfitta per 3-0 della Sampdoria a Torino con la Juventus. "Impossibile non gestire la partita sul 2-0, siamo frenetici. Sconfitta meritata". Così l'allenatore blucerchiato dopo il k.o. per 3-2 al "Ferraris" contro il Benevento. Insomma, cambia l'avversario (dai campioni d'Italia ai neopromossi dalla serie B) ma non il risultato per la Samp, che dopo le prime due giornate di campionato si trova a zero punti in classifica e, soprattutto, "vanta" già sei reti al passivo. Con un calendario piuttosto complicato alle porte: trasferta a Firenze, Lazio a Marassi, Atalanta a Bergamo e derby con il Genoa.


Lungi da noi l'intenzione di mettere sotto accusa Ranieri, a cui il giorno del suo arrivo avevamo idealmente affidato la missione di salvare la Sampdoria dal disastro, tecnico ed ambientale, nel quale stava precipitando. Lui ha ripagato alla grande questa fiducia, questo credito, portando a termine, con serietà, esperienza e competenza, un'impresa complicata, della quale gli è stato reso merito.


Ma in questo momento è impossibile non notare come, anche Ranieri, sembri in difficoltà, se non addirittura in confusione. In fondo, se la squadra (per sua stessa ammissione) non lotta o è distratta, qualche responsabilità va ricondotta anche a lui, che è il capo supremo di Bogliasco. Ci si aspettava che, dopo un anno alla guida degli stessi, identici giocatori (meno Linetty), la Sampdoria avesse ereditato dal suo allenatore carattere e organizzazione. Invece, in questi primi due appuntamenti, sono mancati entrambi i requisiti.


Poiché tuttavia Ranieri era e resta un bravo allenatore ed una persona perbene con una personalità ed una carriera importanti è necessario che batta un colpo, magari due o tre alla Sampdoria. Può permettersi di farlo, viste le sue credenziali. Poche settimane fa, alla ripresa dell'attività, l'allenatore aveva dichiarato: "Quest'anno con il presidente vogliamo fare meglio della scorsa stagione e dare qualche soddisfazione ai tifosi". Frase che, pronunciata da Massimo Ferrero lascia il tempo che trova come mille altre, ma detta da Ranieri assume l'onore e l'onere di un impegno ben preciso. Una sorta di complicità con una società che in troppe circostanze ha mentito non solo ai propri tifosi ma persino ai propri tesserati: ne sa qualcosa Eusebio Di Francesco, che ha candidamente ammesso di avere sbagliato a fidarsi delle promesse ricevute dal presidente.


A pochi giorni dalla chiusura del mercato (5 ottobre) Ranieri, per non fare la fine del suo predecessore, deve chiedere ed ottenere i rinforzi necessari per non infliggere ai sampdoriani un altro anno di passione anche sul campo. Fuori, purtroppo, sarà così sino a quando la Sampdoria resterà nelle mani di Massimo Ferrero, su cui ormai, oltre ai Tribunali, si sta pronunciando la storia. Sei anni fa per lui aveva garantito Edoardo Garrone, a cui ora resta in mano il cerino del peccato originale, dal quale non riesce più a disfarsi, come ha evidenziato la vicenda Vialli, da cui è tristemente emerso come la titolarità della Sampdoria sia pienamente nelle mani del Viperetta. Sei anni dopo la società è plurindebitata, ha chiuso l'ultimo bilancio in passivo di dodici milioni, i rapporti con il proprio pubblico sono irrimediabilmente compromessi, l'atavica, bella reputazione esterna è rovinata e la squadra è ultima in classifica per il secondo avvio di campionato consecutivo. Insomma, un disastro su tutta la linea.


Ma il disastro diventerebbe addirittura una disfatta totale se la Sampdoria, guidata da una famiglia su cui pendono richieste di condanne, di rinvii a giudizio o "ben che vada" spettri di fallimento, dovesse precipitare in serie B. Allora non ci resta che confidare ancora una volta in Ranieri, affinché "sfrutti" la sua posizione e se vogliamo giustifichi anche il suo meritato e legittimo compenso "imponendo" alla società l'acquisto di tre o quattro giocatori in grado di risollevare le sorti di una formazione che, dopo la prime due gare, è sembrata un'armata brancaleone. Lo spazio ed il tempo per intervenire esistono ancora, ma bisogna fare presto. Ok Candreva e Keita Balde (oggi a Genova). Ma serve di più. Umiliazioni come quella subìta dal ben condotto, in campo e fuori, Benevento, non dovranno più ripetersi.