cronaca

Quasi 4 mila metri quadri, ma mancano i fondi per acquistarli e ristrutturarli
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In un momento in cui c’è fame di spazi nelle scuole, al Nino Bergese, istituto alberghiero genovese, ci sono quasi 4 mila metri quadri non utilizzati. Due piani all'interno dell’edificio, che si trova in via Giotto a Sestri Ponente, sono da anni in uno stato di abbandono, nonostante ci sia la necessità non solo di nuovi laboratori di sala e cucina, ma anche di una palestra. Per il momento, infatti, i mille studenti iscritti per le ore di educazione fisica devono utilizzare quella dell’istituto tecnico Rosselli. Oltre a questo, i ragazzi quest’anno a causa dell’emergenza sanitaria dovranno fare l’intervallo seduti in classe, con turni per andare in bagno, perché non ci sono spazi idonei che consentano loro di sgranchirsi le gambe in sicurezza e mantenendo il distanziamento.

Una situazione paradossale: questi due piani all'interno dell’edificio sono inutilizzati da tempo, ma potrebbero essere messi a disposizione dei ragazzi. I locali, infatti, erano prima quelli di una azienda e di un istituto professionale, poi dismessi. Da anni il dirigente scolastico, Angelo Capizzi prima e ora Cinzia Baldacci, chiede alle istituzioni di poter intervenire. "Abbiamo bisogno di laboratori più ampi e non è una questione legata al distanziamento, ma proprio per una migliore formazione dei ragazzi", commenta Baldacci che dal primo di settembre è entrata in carica come nuovo preside. "Ci auguriamo che si trovi il modo prima o poi per ampliare la nostra scuola che dà grandi sbocchi professionali".

Questo storico istituto, nato nel 1989, è di competenza di Città Metropolitana di Genova, ma gli spazi sono "proprietà di Spim, società pubblica che promuove patrimonio immobiliare del Comune di Genova", spiega Davide Nari, dirigente del servizio edilizia scolastica di Città Metropolitana. "Già in passato abbiamo provato a muoverci per capire se c’è una possibilità di acquisire gli spazi, ma abbiamo bisogno di fondi". Fondi necessari, oltre che per l’acquisizione, anche per le necessarie ristrutturazioni che servirebbero per rendere agibili e fruibili le due aree. "Stiamo valutando come muoverci per reperire fondi, una possibile soluzione sarebbe quella di ricorrere al Recovery Fund". La speranza è quindi che il Covid-19 si trasformi in opportunità e sia uno stimolo per riflettere sul tema dell’edilizia scolastica non solo genovese, ma ligure.