salute e medicina

si accende il dibattito
3 minuti e 33 secondi di lettura
La durata della quarantena per Covid è uno dei dibattiti più accesi sia tra i professionisti della sanità sia a livello ministeriale. Lo scontro è aperto e al momento non c'è un univoco punto di vista. Anche a Roma ministro e vice la pensano in modo opposto. Per Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute si è moltrato nelle ultime ore possibilista nel ridurre i tempi della quarantena.

Ma il Comitato tecnico scientifico appena martedì ha congelato la possibilità bloccando la riduzione della tempistica al momento ferma a 14 giorni per l'Italia. D'accordo con questa soluzione il ministro della salute Roberto Speranza: "C'è un dato di fatto: se riduci la quarantena aumenti un po' il rischio e io credo che in questo momento sia fondamentale per l'Italia vedere la reazione alla riapertura delle scuole". In realtà la valutazione sulla possibilità di ridurre i giorni di quarantena da parte del Comitatato tecnico scientifico non è definitiva. Lo studio sulla soluzione migliore va avanti e in questi giorni la ricerca e la valutazione è portata avanti con una discussione che vede coinvolti anche diversi organismi internazionali.

Ma cosa hanno scelto di fare le altre Nazioni? In altri Paesi il tempo della quarantena è stato già ridotto: è il caso ad esempio della Francia dove la durata è di 7 giorni, in Germania, Austria, Svizzera e Slovenia è di 10, solo per fare alcuni esempi. Ma c'è anche chi sostiene la soluzione opposta, ovvero di allungare il periodo. Secondo uno studio dell'Università di Shanghai andrebbe estesa a 21 giorni perchè il periodo di incubazione del virus Sars-Cov-2 sembrerebbe essere più lungo.

Chi è decisamente favorevole a ridurre la tempistica è Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova: "Siamo circondati da paesi in cui la quarantena per Covid è inferiore a 14 giorni. Molti di questi paesi stanno addirittura pensando ad una ulteriore riduzione con un acceso dibattito tra Svizzera e Germania per arrivare a 5 giorni. Io continuo a pensare che si potrebbe ridurre a 7 con tampone in uscita o direttamente a 10 (come tutti gli altri confinanti) senza nessun tampone. E so che ci sono molti colleghi che la pensano come me. A questo punto - spiega ancora Bassetti - se si decide di rimanere a 14 giorni (come ribadito martedì dal CTS) dovremmo chiedere a tutti i viaggiatori o i cittadini di questi stati confinanti, quando entrano in Italia di dichiarare se erano in quarantena nei loro paesi e fargli fare altri 4 giorni nel nostro paese oppure fargli il tampone. Altrimenti rimane l'ennesimo provvedimento ipocrita e di facciata. Più medicina di difesa che di evidenza". Non usa mezze parole dunque Bassetti.

Chi invece appare decisamente più conforme alla linea al momento tracciata da comitato scientifico è il direttore del Dipartimento Igiene dell'Università di Genova Giancarlo Icardi: "I maestri dell'Igiene che ho avuto i maestri ho avuto in oltre 30 anni di professione hanno sempre raccomandato di essere molto cauti. Se da una parte è vero che una quarantena si potrebbe anche accorciare è anche vero che una certa quota di persone, stimata intorno al 10-15% potrebbe contagiare anche oltre i 7 giorni. Allora dico di continuare a rispettare le regole che ci siamo dati per tenere botta in questa fase e aspettiamo il vaccino che verrà" conclude Icardi.

L'Oms a inizio estate aveva modificato i criteri per la dimissione di pazienti in isolamento a causa del Covid. Nelle linee guida non viene più raccomandato il doppio tampone negativo per certificare la guarigione e far cessare l’isolamento. Ma risultano sufficienti tre giorni senza sintomi. Per i pazienti sintomatici: 10 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, saranno sufficienti 3 giorni senza sintomi (senza febbre né sintomi respiratori).

Per i casi asintomatici: ​​10 giorni dopo il test positivo per Sars-CoV-2. Se un paziente ha avuto sintomi per due giorni, il paziente potrebbe essere liberato dall'isolamento dopo 10 giorni + 3 = 13 giorni dalla data di insorgenza dei sintomi; per un paziente con sintomi per 14 giorni, il paziente potrà essere dimesso (14 giorni + 3 giorni =) 17 giorni dopo la data di insorgenza dei sintomi; per un paziente con sintomi per 30 giorni, il paziente potrà essere dimesso (30 + 3 =) 33 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi.