cronaca

Il caso dell'istituto comprensivo di Villa Ratto
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"I banchi (monoposto ndr) non sono arrivati, il personale ad oggi non c'è, gli uffici sono sguarniti, non abbiamo ancora potuto chiamare le supplenze e abbiamo gli operai dentro un plesso". La sintesi di Luca Goggi, dirigente dell'Istituto comprensivo di Genova Pra' è una fotografia di quello che stanno vivendo moltissime scuole italiane.

L'istituto di Villa Ratto conta circa 800 studenti di età tra gli 11 e 14 anni. Vista la situazione attuale è impossibile partire lunedì con le lezioni in aula e quindi ecco la scelta: si parte, o meglio si riparte, con la didattica a distanza. "Speravo fosse solo un ricordo o una soluzione da adottate in caso di emergenza invece la situazione è questa. Una situazione di grandissima difficoltà. Stiamo facendo degli sforzi enormi, noi, i genitori, il personale ata. Siamo diventati ingegneri, architetti e traslocatori. Ma ora siamo bloccati su tutti i fronti".

Lo sforzo in queste settimane è stato massimo ma i ritardi per la messa in sicurezza delle strutture per permettere a tutti gli studenti e al personale scolastico di mantenere le distanze di sicurezza sono palesi. I famosi banchi non sono ancora arrivati così come si naviga nel buio per quanto riguarda i docenti. "Ne servono 120 invece al momento ne abbiamo meno di 70. Ci mancano 25 cattedre di sostegno e non abbiamo avuto la possibilità di chiamare i supplenti" spiega ancora Goggi.

Insomma le problematiche per la scuola che si appresta a ripartire non mancano. A Genova il sindaco Bucci ha ribadito che tutte le scuole riapriranno lunedì. Ma in alcuni plessi le difficoltà sono evidenti come il caso dell'Istitituto comprensivo di Pra'. Intanto il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri spiega che il 50% del personale della scuola italiana, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti ha svolto il test sierologico per il Covid 19 e di questi il 2,6% - cioè circa 13mila persone - è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo.

Diversi comuni liguri hanno scelto di non aprire, di guadagnare tempo e posticipare il ritorno in classe a dopo le elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Molti guardano alla data del 24 settembre, di fatto dieci giorni dopo la data ufficiale stabilita dal Governo. Le stesse Regioni al voto prima dell'estate avevano chiesto che le elezioni venissero anticipate proprio per non costringere i ragazzi ad iniziare la scuola salvo poi sospenderla quasi subito. Da Roma invece è arrivata ancora una volta la certezza che si riparte il 14. Ma i problemi non mancano. Le misure di sicurezza anti contagio covid impongono una sistemazione diversa ai vari plessi e i ritardi nell'arrivo dei banchi impongono più di un problema da affrontare.

C'è poi tutta la questione legata all'approviggionamento delle mascherine con il Governo che ha asscirato che a tutte le scuole verranno consegnati i dispositivi di protezione da far indossare agli alunni. "Nessuna scuola è senza mascherine chirurgiche" afferma il Commissario Arcuri sottolineando che "tutti gli studenti, l'intero corpo docente e la totalità del personale non docente avranno ogni giorno una mascherina chirurgica gratuita". Ad oggi, sottolineano gli uffici del Commissario, sono stati distribuiti 41 milioni di mascherine ed entro lunedì ne arriveranno altri 77, "una quantità sufficiente per due ulteriori settimane di lezioni". Sempre entro lunedì saranno distribuite altri 16 milioni di mascherine alle scuole primarie, "sufficienti per garantire la riapertura in sicurezza anche di questi istituti". La distribuzione proseguirà poi su base settimanale o bisettimanale a seconda del numero degli studenti. Poi però nella realtà a diversi istituti non risultano arrivate. Altro problema da risolvere ma il tempo è agli sgoccioli, restano meno di 72 ore.