cronaca

Ormai ho la psicosi da termometro digitale
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Ormai siamo diventati termometro-digitali-dipendenti, nel senso che dai termometri digitali dipende la nostra possibilità di prendere il treno, visto che in alcune stazioni viene misurata la temperatura prima di salire a bordo, oppure di entrare in una scuola, in un museo, ad un convegno, in ospedale. Giustamente, a mio parere.

La mia esperienza ha fatto sì che nutra però molti dubbi sull’efficienza di tali strumenti. Sulla loro attendibilità. Racconto tre casi, mettendoli in ordine dal più eclatante al meno.

L’altro ieri ero a Borzonasca per realizzare alcuni collegamenti in diretta da una scuola. All’ingresso mi fermano, doverosamente, le persone con cui avevo appuntamento, cioè un assessore, una responsabile di plesso e altri, per misurarmi la febbre: "orroreee! 38.6 è il verdetto del termometro digitale", letto dalla bidella che sgrana gli occhi e fa due passi indietro. Ma no, sarà stato un errore? Due secondi immediatamente dopo sono 37.9. Cioè sono bastati due secondi per scendere di 7 decimi. Il panico inizia a diffondersi: terza misurazione 38.2, quarta 38.4.


Io sto benissimo “ma non vuol dire” sussurra la bidella
. Agli altri presenti il termometro dà verdetti “normali”, massimo 37 e qualcosa. Cosa facciamo cosa non facciamo? Ci si domanda mentre intorno a me si fa terra bruciata. “Dobbiamo segnalarla” dice l’assessore che chiama il sindaco di Borzonasca.

A me inizia a venire il panico perché anche se non mi sento malata, è come se lo fossi diventata perché lo ha detto il termometro. “Chiamiamo la sua azienda” una ipotesi, “chiamiamo la Asl” altra ipotesi... finché non si decide, e sono passati pochi minuti dalla misurazione, di chiamare la Croce verde con il suo termometro, mentre io prefiguro come un incubo il mio isolamento, in attesa del tampone, il casino per gestire la famiglia, mille domande, zero risposte... Arriva in un paio di minuti l’operatore che mi misura la febbre due volte: 36.9. Sono tornata sana. Anche se, a fine trasmissione l’assessore mi dirà “vada a casa a misurarsi la febbre” come se non fosse convinta.

Il giorno dopo, ieri, vado in un’altra scuola a Zoagli e mi viene misurata la febbre: io, memore dell’esperienza del giorno prima, sono terrorizzata. Prima misurazione, la signora, senza dirmi il risultato, mi dice “la rimisuro perché lo avevo appena acceso”. Ecco ci risiamo, penso tra me e me occhieggiando al cameraman che aveva assistito alla farsa del giorno prima. Seconda misurazione 34.9. Rido. Racconto alla signora dell’esperienza del giorno prima e lei me la rimisura (sarà passato un minuto), 36.6.

Altro episodio, un mese fa: ospedale di Lavagna. Misurazione febbre all’ingresso esterno: 36.7. Il tempo di salire in un reparto: 37.4 “è al limite per poter accedere” mi dicono gli i infermieri. Stamani prima di salire in treno altra misurazione, altro terrore, poi “tutto bene” mi dice l’addetta. Insomma, almeno fino alla prossima misurazione, sono sana.

Insomma, ormai ho la psicosi da termometro digitale.
Ora mi chiedo, ma poi contatterò un medico per spiegare bene a tutti, o se vuole un medico si faccia avanti e mi spieghi:
1. da cosa dipende la temperatura corporea?
0. sono attendibili questi termometri?
0. come va misurata? Mano ferma, distanza, polso, fronte? Se ne sentono di tutti i colori ormai.

Perché attenzione, se usati male possono compromettere la vita quotidiana delle persone.