cronaca

Polemiche sul numero chiuso, ma il vero problema è quello dei 'camici grigi'
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66.638 candidati al test di accesso per la facoltà di medicina, per cui i posti disponibili per quest'anno ammontano in tutto a 13.072. A iscriversi alla prova sono stati circa duemila candidati in meno rispetto all'anno scorso. "C'è un protocollo molto severo e organizzato che prevede un accesso differenziato, la distanza in aula dove si realizzano i test, mascherine, sanificazione, controllo degli spazi che viene effettuato dall'università stessa con il supporto della protezione civile nazionale e di tutte le altre istituzioni locali, quindi c'è un'organizzazione molto dettagliata che consentirà di svolgere i test in perfetta sicurezza garantendo gli studenti", ha assicurato ieri il ministro dell'Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, alla vigilia dei test.


Sul numero chiuso restano come sempre critici gli studenti. "E' inaccettabile - afferma Camilla Guarino di Link Coordinamento Universitario - che venga fatta questa selezione per diventare medico, quando il nostro Servizio Sanitario Nazionale è ancora in grave emergenza per carenza di organico con la pandemia ancora in corso". "É inaccettabile che uno studente in uscita dalle scuole superiori non possa scegliere liberamente il suo percorso di studi" - dice anche Alessandro Personè - dell' Esecutivo nazionale dell'Unione degli studenti - i test non valutano realmente la preparazione, ma vogliono selezionare e ridurre in numero i futuri studenti universitari".


Tant'è che questa mattina le associazioni studentesche Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi hanno svolto un flash mob davanti all'Università Sapienza di Roma. Tra le motivazioni di protesta c'è anche il costo del test d'ngresso. "Quest'anno è aumentato a 100 euro, in alcuni casi anche triplicando il costo rispetto all'anno scorso - spiega Federico Allegretti, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi - È insopportabile che ancora una volta siano gli studenti a dover pagare. A maggior ragione nella situazione di crisi economica in cui si trovano tantissime famiglie italiane, a causa del Covid19. Questa doveva invece essere l'occasione per ripensare le modalità d'accesso al corso di laurea in medicina". 


Ma l'Ordine dei medici ligure ribadisce "Mancano specializzati, non medici". Questo perché al termine del percorso di studi in medicina, dopo i 6 anni di università, si crea una sorta di imbuto formativo, per cui ogni anno le borse di specializzazione sono molte meno rispetto al numero di laureati. "Migliaia di medici non hanno potuto completare la propria formazione ed essere di conseguenza inseriti nel mondo del lavoro, trovandosi a fare guardie mediche o sostituzioni del medico di base", spiega Alessandro Bonsignore, presidente dell'ordine.


"Fortunatamente quest'anno abbiamo ottenuto un aumento significativo, da 8 mila a 14.400 borse per gli specializzandi, che consentirà per la prima volta a tutti quelli che si sono laureati quest'anno di proseguire il proprio percorso e a far calare il numero di camici grigi. Se si continuerà così per qualche anno riusciremo ad azzerare non solo l'imbuto formativo, ma anche la carenza di specializzati nei nostri ospedali", conclude Bonsignore. Anche perché altrimenti il rischio è di non avere più professionisti nel giro di pochi anni. "Tra 5 anni medici di famiglia a Genova da 600 rischiamo di averne la metà del fabbisogno, circa 300. Questo sta già succedendo in paesi dell'entroterra".