speciale

In tanti faticano ancora oggi a ricordare le scene di quel giorno
4 minuti e 17 secondi di lettura
Hanno lavorato a decine, fianco a fianco, prima sotto la pioggia poi sotto il sole, si sono arrampicati, letteralmente, sui resti del Ponte Moraandi conficcati sul Polcevera o ribaltati sulla ferrovia. Hanno lavorato tra le macerie, a volte sospesi nel vuoto, cercando di portare in salvo più sopravvissuti possibili e poi quando ormai era chiaro a tutti che le vittime avrebbero superato i feriti hanno recuperato i loro corpi. L’ottavo docufilm della serie ‘Il ponte: 24 mesi tra dolore e speranza’ è dedicato ai soccorritori, a quelli che da tutti sono stati definiti gli eroi del Morandi.

Una città intera ma non solo si è stretta a loro: il 18 agosto 2018 prima dell’inizio dei funerali di Stato al padiglione blu della Fiera un applauso lungo e potente ha accompagnato due squadre di vigili del fuoco arrivate per portare un saluto ai famigliari delle vittime. E poi il 14 settembre 2019 in piazza De Ferrari durante la manifestazione organizzata per ricordare le vittime, una piazza gremita ha rivolto a loro, qualsiasi divisa indossassero, lunghi applausi con occhi pieni di lacrime. Un modo per far sentire la vicinanza, per dimostrare la riconoscenza.

Gli occhi dei soccorritori che per primi sono intervenuti, pochi minuti dopo il crollo del Morandi, non si possono dimenticare, così come non si dimenticano quelli dei famigliari delle vittime. Chi per primo è arrivato non parla spesso di quell’intervento che a detta di tutti è stato il peggiore a cui hanno preso parte e tra loro c’è chi è intervenuto dopo il terremoto dell’Aquila, chi dopo la strage di Viareggio e chi dopo quella di Capaci ma quello che i loro occhi hanno visto sul Polcevera non si può spiegare. Quando accettano di raccontare il ‘loro’ 14 agosto 2018 le parole escono fluide tra termini tecnici e gesti mimati con le mani ma la voce e gli occhi non mentono e traspare il dramma, un orrore che possiamo solo lontanamente immaginare.

C’è un minimo comune denominatore tra i soccorritori: in questi due anni che fossero vigili del fuoco, medici, infermieri, poliziotti, carabinieri, finanzieri, militari, volontari da nessuno si è mai sentito raccontare particolari cruenti. Rispetto per le vittime in primis e per i loro parenti che purtroppo sanno bene la realtà di quelle ore ma anche rispetto per la divisa che indossano e per il ruolo.



Tutti porteranno per sempre i segni nel cuore e nella mente di quell’intervento, molti sono genovesi, tanti nati e cresciuti proprio in Valpolcevera. Dimenticare impossibile.

In questo docufilm abbiamo raccolto alcune delle loro voci: tra i vigili del fuoco c’è il racconto di Sergio Gazzo che è riuscito a salvare Gianluca rimasto appeso per quattro ore a testa in giù in mezzo a delle lamiere che prima erano il furgone su cui lavorava vicino a Luigi che purtroppo è morto sul colpo. C’è poi Claudio Vezzosi che è riuscito a estrarre Marina e sua figlia Camilla sepolte dalle macerie nella fabbrica del riciclo sotto il ponte. Alberto Dagnino, invece, ha salvato Rita e il compagno Federico da una macchina diventata alta meno di un metro. Sono racconti commossi di chi può dire quel giorno di aver salvato qualcuno.

Tra i medici del 118 Francesco Patrone è stato i primi ad arrivare: tra le immagini che in quelle ore fecero il giro del mondo si riconosce proprio su quel pezzo di carreggiata conficcato nel Polcevera. Silvano Ruffoni, responsabile del 118 Genova, fatica a parlare e a ricordare quello che ha visto, quel camminare tra le macerie e le carcasse verificando che per la maggior parte delle persone non c’era nulla da fare. Suo uno dei ricordi più angoscianti che ancora ora non lo abbandona: “La cosa che mi è rimasta più impressa è il suono dei cellulari delle vittime che continuavano a suonare, anche quando abbiamo sistemato i corpi in un’area dedicata messa a disposizione dell’Amiu, il ricordo di quei sacchi neri che suonavano sapendo che erano famigliari che cercavano notizie non mi abbandona”.

Pochi minuti dopo il crollo lì sul Polcevera anche Leonardo Dirella allora comandante compagnia pronto impiego Guardia di Finanza Genova, Antonio Villano comandante compagnia Carabinieri Genova Sampierdarena e Gianfranco Francescon comandante comando militare Esercito Liguria.

Parallelamente alle operazioni di soccorso nel Polcevera ci sono state poi quelle di sgombero delle case di via Porro e di questo, ma non solo, si è occupata Alessandra Bucci allora dirigente ufficio prevenzione generale Questura di Genova. Proprio lei che per tanti anni ha lavorato alla omicidi e poi alla stradale ricorda quelle scene come qualcosa di irreale. La sua voce, i suoi ordini per l’evacuazione delle abitazioni le sentiremo negli audio originali di quei minuti e che meglio di tante parole racconteranno la concitazione di quei momenti.


Un docufilm per ringraziare a due anni di distanza tutti coloro che hanno prestato il loro servizio e il loro aiuto sulle macerie del Ponte Morandi in quelle ore, in quei giorni.

Il docufilm andrà in onda su Primocanale alle 8.00; 11.00; 14.00; 18.45; 20.45; 22.45.