"L'unica promessa che vi posso fare è che prima che la Sampdoria muoia - e non morirà - io farò tutto quello che è nelle mie possibilità per evitarlo". Era l'11 giugno del 2019 quando Edoardo Garrone, negli studi di Gradinata Sud in onda in diretta su Primocanale, pronunciava questa frase. Corroborata, pochi giorni dopo, dal suo ingresso a pieno titolo nell'operazione Vialli/americani. Sino a quel momento l'ex presidente aveva svolto il ruolo di "facilitatore" - così si era autodefinito - ma poi per dare un'accelerata alla trattativa si era esposto anche finanziariamente, garantendo a Ferrero l'anticipo dei bonus che avrebbe incassato nei mesi successivi all'eventuale passaggio di proprietà della società blucerchiata. Ma anche questo non era bastato per sbloccare la situazione, poiché Ferrero - a pieno titolo, attraverso i suoi famigliari, azionista di maggioranza della Sampdoria - aveva deciso di non cedere il club.
Il resto è storia abbastanza recente. L'ultimo mercato di indebolimento dell'organico, il fallimento di Di Francesco e l'arrivo di Ranieri, l'emergenza Covid, la salvezza sofferta ma comunque anticipata di quattro giornate. Parallelamente, l'evolversi delle vicende personali di Ferrero, che si sono intersecate giocoforza con la Sampdoria: il patteggiamento con la Federcalcio per distrazione fondi dalla società blucerchiata, la richiesta di concordati preventivi per la sue aziende in crisi (una delle quali, Eleven Finance srl, regista delle operazioni immobiliari a Bogliasco), lo slittamento a causa del Coronavirus della presentazione dei piani per evitare il fallimento, le richieste di condanna a due anni e quattro mesi di carcere con il rito abbreviato per la figlia Vanessa e il figlio Giorgio nella vicenda Obiang, per la quale il Viperetta ha scelto invece di andare a giudizio.
Negli ultimi giorni, dopo l'acquisizione della salvezza, sono tornate a circolare indiscrezioni piuttosto forti sulla possibile vendita della società blucerchiata (da Massimo Zanetti a Stefano Versace agli immancabili Fondi di investimento), sebbene Ferrero abbia ribadito di non voler cedere, abbia prolungato i contratti di Osti e Pecini e si accinga a rivoluzionare il consiglio di amministrazione, attribuendo poteri importanti al suo commercialista di fiducia, il veneziano Gianluca Vidal (avvistato anche in Lega calcio accanto al presidente, in luogo dell'ormai emarginato Antonio Romei), confidando pure nel prolungamento dei tempi per la presentazione dei piani volti ad otterenere i concordati dal Tribunale fallimentare di Roma e in una nuova iniezione di liquidità in arrivo dal prestito Sace dello Stato e dalla nuova contrattazione dei diritti tv. Nei confronti di Ferrero ha ripreso quota anche la contestazione dei tifosi della Samp - che hanno affisso manifesti contro di lui sui muri della città e sugli autobus - ma di fronte a queste prese di posizione il Viperetta ha sempre dimostrato di saper essere impermeabile.
In questo complesso scenario la figura di Edoardo Garrone, che nella stessa trasmissione di oltre un anno fa aveva definito Ferrero un "cialtrone", appariva defilata, quasi scomparsa, almeno ufficialmente. Sino all'altro giorno, quando presidente ed ex presidente della Sampdoria si sono ritrovati per un aperitivo nel centro di Genova. La notizia dell'incontro, volutamente diffusa, ha generato illazioni, interpretazioni, domande. E soprattutto rabbia in molti tifosi della Sampdoria, che non hanno mancato di manifestarla con virulenza, specie sui social. A Garrone si rimprovera da sempre di avere messo la Sampdoria - gratuitamente e a condizioni molto vantaggiose per chiunque - nelle mani di un personaggio che negli stessi giorni in cui si insediava a Corte Lambruschini patteggiava una condanna per bancarotta fraudolenta nella vicenda del fallimento Livingston. Poi, credendo che Garrone ne potesse muovere ancora le fila, gli si è rinfacciato di non avere determinato l'arrivo di Vialli e dei suoi finanziatori. Dimostrazione, inequivocabile, peraltro, che la Sampdoria è pienamente controllata da Massimo Ferrero e dalla sua famiglia.
Ora, di fronte alla valanga di insulti e commenti pesanti alla notizia dell'ennesimo incontro con Ferrero (tempo fa i due si era ritrovati all'hotel Melia, testimoniando l'evento con un selfie reso poi pubblico anche in quella circostanza), Garrone ha reagito con asprezza, "minacciando" il ricorso alle autorità competenti per chi osi intraprendere azioni di contestazione nei confronti suoi e della sua famiglia (l'anno scorso ci fu un corteo di protesta sotto casa sua nel quartiere di Albaro) e decidendo di non muovere più un dito per la Sampdoria, chiamandosi fuori dai giochi. Ammesso che potesse fare davvero qualcosa, visto come si concluse la vicenda Vialli, il cui treno, alla luce degli ultimi sviluppi, appare irrimediabilmente perduto.
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Garrone si chiama fuori dai giochi e non muoverà più un dito per la Sampdoria
L'ex presidente imbufalito per le reazioni sui social al suo incontro con Ferrero
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