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E' successo in commissione Affari costituzionali della Camera
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Sta per tramontare il tentativo di Pd e M5s di approvare in prima lettura la riforma elettorale entro la pausa estiva. I renziani si sono messi di traverso, a costo di incassare dagli alleati l'accusa di "tradimento" e di spostare l'ago della bilancia in favore del centrodestra. E' successo in commissione Affari costituzionali della Camera, dove Iv ha votato con Lega, Fdi e Fi per far saltare l'esame della legge proporzionale con sbarramento al 5%, pattuita da mesi tra le forze giallo-rosse.

Il Pd tornerà alla carica già martedì (28 luglio, ndr)
, quando la capigruppo deciderà il calendario dei lavori, ma il punto è che poi, nell'Ufficio di presidenza della commissione, senza Iv la maggioranza non ha i numeri. A meno di colpi di scena, quindi, se ne riparla in autunno, nonostante gli impegni assunti alla nascita del Conte bis per riformare la legge prima del referendum sul taglio dei parlamentari, in programma il 20-21 settembre in concomitanza con le elezioni regionali e comunali.

L'accordo di tutta la maggioranza, infatti, messo nero su bianco nel Brescellum (o Germanicum) depositato in commissione il 9 gennaio, era di modificare l'attuale Rosatellum per correggere gli squilibri di rappresentanza derivanti dalla riforma costituzionale. Da settimane il braccio di ferro andava avanti sottotraccia, ma solo negli ultimi giorni è venuto a galla con fragore. "Non riteniamo una priorità discutere ora la legge", mettono in chiaro i renziani, preoccupati anche di non provocare "una rottura con le opposizioni".

Uno scrupolo che fa sobbalzare Pd, M5s e Leu, memori di quando fu Matteo Renzi, da premier, a porre la fiducia sull'Italicum (rivelatosi poi incostituzionale) contro le opposizioni interne ed esterne. Ma il leader di Iv tira dritto. Anzi, alza il tiro: sponsorizzando il modello "sindaco d'Italia", e avvertendo gli alleati che, se insisteranno sul proporzionale, il suo partito potrebbe unirsi a "un agglomerato di centro, da Forza Italia a +Europa, alla lista di Calenda, con un potenziale bacino di voti intorno al 15%".

Una minaccia che spinge il Pd a tentare il tutto per tutto. Compresa l'apertura di un confronto con "chi ci sta" per recuperare perfino il "sistema spagnolo", costruito su sfide in piccoli collegi, che tende a premiare i partiti maggiori. Fumo neglio occhi per Iv che, secondo gli alleati, avrebbe rinnegato il Brescellum anche per il timore di non superare lo sbarramento del 5%. Un timore coltivato pure da Leu, ma non al punto di rompere la coalizione di governo. Per questo i dem sperano di riaprire le danze martedì, coinvolgendo almeno un pezzo del centrodestra in una maggioranza trasversale. "Avanti senza esitazioni", concorda Vito Crimi, visto che il M5s non aveva disdegnato il sistema spagnolo quando se ne discusse prima siglare il patto sul Brescellum.