porti e logistica

Parla il segretario nazionale Longo
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“Non sarà il numero dei camion consentito dalla Prefettura, non sarà neppure il numero dei rappresentanti di tutto il mondo economico e portuale genovese e ligure a determinare il successo e a evidenziare il significato della manifestazione che si svolgerà domani nel centro di Genova. Mentre la città piange la morte proprio di un lavoratore portuale travolto da un camion nella gimkana di cantieri sulla rete autostradale, ma anche la disperazione del conducente del Tir, protagonista passivo del caos che regna sul nodo di Genova, saranno tutti i cittadini e i lavoratori della città e della regione a urlare basta”. Così il segretario nazionale di Trasportounito sintetizza le motivazioni e la rabbia che le spinge all’origine della manifestazione che si svolgerà domani, martedì 21 luglio, nelle strade di Genova in concomitanza della visita del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.

Le nostre aziende di autotrasporto stanno bruciando le ultime chance di sopravvivenza proprio nelle code e nel blocco determinato da una programmazione folle dei lavori di manutenzione alle gallerie e ai viadotti delle autostrade in Liguria. Il porto perde oltre il 30% dei suoi traffici – prosegue Longo – e domani pretenderemo risposte: chi non ha effettuato i controlli sulla rete autostradale negli ultimi anni? Chi ha omesso le verifiche? Chi e perché non ha imposto che fosse sfruttato il periodo del lockdown proprio per mettere in sicurezza la rete autostradale? Chi ha pianificato la contemporaneità dei cantieri bloccando ponti e gallerie provocando danni economici e sociali?

E poi, sul versante del diritto, sempre più dimezzato e imprevedibile, perché dopo due anni non si sono accertate le responsabilità? E perché si tiene secretata la parte del contratto che nulla ha a che vedere con i dati inerenti la sicurezza?”
“Da domani auspichiamo un netto cambio di rotta, una totale trasparenza, sia sulle responsabilità di Aspi, sia specialmente su quelle delle Istituzioni pubbliche che ora premiano la famiglia Benetton con una ricca buonuscita che, come al solito, si ribalta sui cittadini, i quali pagano i costi della loro mostruosa inefficienza”.