Autorevoli osservatori tecnico-giuridici restano convinti che la revoca della concessione ad Autostrade non sarebbe mai costata 23 miliardi di euro. Perché certe clausole capestro, prodotte dall'inciucio fra (cattiva) politica e privato, leggasi famiglia Benetton, non reggerebbero all'urto della verifica legale. Tanto più dopo la sentenza della Corte Costituzionale, secondo la quale fu giusto non invitare Autostrade alla ricostruzione del ponte ex Morandi dopo che se lo era fatto sbriciolare in mano a causa dell'incuria di anni ed anni.
Ma facciamo finta che tutto ciò valga meno di zero e che davvero la revoca sarebbe costata quei 23 miliardi. E allora? Quella decisione sarebbe stata semplicemente giusta. Sicuramente più di quanto non sia l'invenzione di uno Stato che torna padrone attraverso Cassa Depositi, pagando fior di denari per la graduale uscita di scena dei Benetton (scusate, ma dov'è il successo di cui qualcuno straparla in queste ore?) e sobbarcandosi, come osserva l'editore di Primocanale Maurizio Rossi nel suo commento, l'onore di rimettere a posto un cespite pubblico ricevuto in condizioni perfette e invece lasciato come se fosse un colabrodo.
Se anche fossimo con le "pezze al culo", mi si scusi il francesismo, revocare la concessione e non inventarsi la terribile soluzione del subentro sarebbe stata una scelta giusta, umanamente giusta. Perché non esiste denaro che possa pagare la vita umana, e figurarsi addirittura 43 vite, il dolore dei familiari e dei feriti, il disagio enorme di una città e di una regione spezzate in due. Senza contare il dramma del blocco di questi giorni, visto che i cantieri per la rimessa in sicurezza delle gallerie autostradali liguri sono figli dell'incuria di cui si diceva.
Proprio qui sta il punto. In tutta questa storia e nel suo esito, ciò che sembra andato smarrito è proprio il lato umano. E ancora una volta sono proprio i Benetton a farsi protagonisti di questa cancellazione. Luciano, capofila del gruppo dei maglioni variopinti, in una intervista osserva: "Trattati come camerieri". Sottinteso: ci hanno trattato male, come di solito si fa con i camerieri.
Guardi, caro signor Luciano Benetton, che forse è lei ad essere abituato a trattare male i camerieri. Noi cittadini italiani no. Noi abbiamo per loro e per le altre persone il massimo rispetto. Ma forse non possiamo intenderci, visto che lei, appena all'indomani del crollo del Morandi e di quei 43 morti, pensò bene di fare lo stesso la festa di Ferragosto. Se parliamo di umanità, noi, la sua famiglia e la cattiva politica che in questi anni vi ha regalato miliardi siamo distanti anni luce. E meno male.
cronaca
Autostrade, la mancata revoca e il lato umano dimenticato
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