salute e medicina

Secondo il direttore delle malattie infettive del San Martino serve un allargamento della vaccinazione antinfluenzale
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In solo una settimana quattro nuove diagnosi di Hiv, ma anche nuovi casi di tubercolosi ed epatite. Nel reparto di malattie infettive del Policlinico San Martino, ora che la pandemia Covid-19 sembra essersi ridimensionata, sta emergendo una nuova emergenza legata a quelle patologie che sono rimaste fagocitate da tre mesi di blocco pressoché totale delle visite ordinarie.


“Quello che mi preoccupa di più parlando di malattie infettive è quello che abbiamo già visto al momento in cui abbiamo riaperto il nostro ambulatorio – spiega il prof. Matteo Bassetti direttore delle malattie infettive del Policlinico San Martino - abbiamo visto in una settimana quattro nuove diagnosi di HIV che non si vedevano da anni, abbiamo visto pazienti con la tubercolosi che in qualche modo sono rimasti abbandonati, abbiamo visto pazienti con l'epatite, abbiamo visto quelle infezioni che in questi tre mesi in qualche modo purtroppo non abbiamo potuto curare, questo vale per le patologie infettive ma anche per tutto il resto come per gli infarti, i tumori perché le persone avevano paura di andare in ospedale per il Covid oppure non ci potevano andare perché i reparti erano chiusi o perché l’attività ambulatoriale era ridotta”.


Bassetti è convinto che ci saranno studi futuri per capire quali siano stati effettivamente i danni di tre mesi di “monopolio totale da parte del Covid”.


Per quanto riguarda i nuovi contagi anche in vista della fase 3 e dell’apertura tra le regioni Bassetti sembra non essere preoccupato: “l’indice è ampiamente sotto quello 0,5 che è quello che in qualche modo dobbiamo ambire ho visto in questi giorni peraltro numerosi report fatti anche da istituti di ricerca o altre associazioni io credo che ci sono i dati delle regioni e credo che a quelli bisognerebbe credere e mi pare che i dati non siano poi così male”.




Sull’ipotesi di una seconda ondata in autunno Bassetti ricorda la necessità – più volte ribadita – di imparare a convivere con questo virus: “Non sarà facile liberarsene ma io credo che la potenza con cui è arrivato in questa prima ondata in termini di ricoveri, decessi, complicanze e anche di impreparazione da parte del sistema almeno in alcuni soggetti per esempio le RSA o alcune situazioni territoriali non credo che potrà ripresentarsi perché siamo più bravi a curare l'infezione, il sistema sanitario è più bravo a intercettare eventualmente un nuovo focolaio e poi in generale io credo che anche i cittadini siano più bravi a riconoscere i sintomi di una eventuale nuova andata per cui se dovesse esserci io credo che il sistema sarà ancora più preparato di quanto è già stato”.


E proprio per questo secondo il direttore delle malattie infettive del Policlinico San Martino bisogna pensare a un allargamento della vaccinazione antinfluenzale: “non solo a quelle che sono le categorie tradizionalmente considerate a rischio quindi gli anziani e chi soffre di commorbilità cioè le persone più fragili ma anche – sottolinea Bassetti - bisogna pensare ai bambini che frequentano le scuole, a livello centrale e anche a livello regionale bisogna allargare l'offerta della vaccinazione antinfluenzale in modo tale che noi sapremo discernere meglio quando ci troveremo di fronte una sindrome diciamo simil-influenzale”.