cronaca

Il gruppo Atlantia punta alle agevolazioni del decreto Rilancio
2 minuti e 18 secondi di lettura
Quasi due miliardi di Euro (1,8 per la precisione) ad Autostrade per l’Italia e Adr con la garanzia dello Stato: sarebbe questa la richiesta del gruppo Atlantia, società partecipata al 30,25% da Sintonia-Edizione, la holding del gruppo Benetton. L’azienda, così come stanno facendo altri colossi dell’industria italiana, tra cui il gruppo Fca (Fiat-Chrysler), sta sfruttando la possibilità concessa alle società italiane dal cosiddetto Decreto Rilancio.

Oltre all’ombrello garantito da Sace, l’Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia (società partecipata all’88,06% dalla stessa Atlantia) Roberto Tomasi, avrebbe chiesto di attivare una seconda linea di credito di importo simile (1,3 miliardi) attraverso Cassa Depositi e Prestiti: di questo ammontare solo circa la metà sarebbe destinata agli investimenti sulla rete.

Nonostante la gigantesca redditività del business delle autostrade che vanta utili miliardari, il gruppo in mano ai Benetton chiede dunque ai cittadini italiani nuovi sacrifici, sebbene il pedaggio pagato nel nostro Paese sia il secondo più costoso d’Europa a fronte di una rete che, come il disastro del Ponte Morandi ha dimostrato senza possibilità d’appello, è pericolosa e preoccupante.


Il finanziamento garantito dallo Stato andrà a irrorare ulteriormente non solo Autostrade ma anche Adr, la società di gestione degli aeroporti di Roma (che ha un piede, costituito dal 15%, anche nell’Aeroporto di Genova): attraverso Adr potranno beneficiare del prestito anche la famosa Spea Engeneering (azienda che aveva il compito di monitorare la solidità delle infrastrutture, compreso il ponte sul Polcevera, e che per questo è coinvolta nell’indagine sul disastro condotta dalla Procura di Genova) e Pavimental (azienda del settore costruzione e manutenzione di pavimentazioni stradali e aeroportuali).

Ma non è tutto, perché la famiglia Benetton potrebbe bussare agli uffici di Sace anche per chiedere un prestito garantito anche per la sua branca attiva nel settore dell’abbigliamento.

La società che avrebbe dovuto subire la revoca della concessione dopo quanto accaduto a Genova può dunque chiedere altro ossigeno ai contribuenti italiani? La polemica politica (dopo quella attorno a Fca, colpevole di avere trasferito la propria sede legale in Olanda) sta già montando; il viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni (Movimento 5 Stelle) ha scritto su Facebook: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia. No, grazie”.

Basterà un post sui social network a impedire ai Benetton di chiedere ancora? Intanto suona curioso come Atlantia abbia proposto al Governo di chiudere la diatriba sulla revoca delle concessioni con un accordo economico: un miliardo e mezzo destinato alla riduzione dei pedaggi e seicento milioni per pagare il nuovo ponte di Renzo Piano. Totale 2,1 miliardi. La domanda ora è legittima: questa somma gliela dobbiamo dare noi?