cronaca

Distanza di sicurezza tra non conviventi al tavolo
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Tra le vie del centro di Genova, tra prove di distanziamento, menu con l’app QR-Code o plastificati, mascherine e sanificazioni, i ristoratori sono chiamati alla fatidica prova della riapertura. E allora c’è chi come Giulio Vaccaro, titolare insieme al fratello Giovanni dello storico ristorante Ippogrifo alla Foce, con la clientela fidelizzata e storica, ha dato il via ad un semi ritorno alla normalità. Com’è andata? Qual è stato il feedback? “Abbiamo riaperto ieri (martedì 19 maggio per chi legge ndr) e devo dire che siamo rimasti abbastanza soddisfatti, i nostri clienti abituali sono stati molto felici di tornare, fiduciosi di noi e dei nostri piatti, per questo siamo contenti, davvero”, racconta ai nostri microfoni Giulio Vaccaro.

Uso del plexiglas sì, ma con cautela e poca invasività, così i fratelli Vaccaro hanno optato per la barriera in plastica, in modo da poter far stare al tavolo insieme persone non conviventi. “Gli spazi fortunatamente non ci mancano e li abbiamo sistemati in questo modo, – ci mostra i tavoli distanziati a più di un metro e con il plexiglas – per esempio martedì a cena avevamo una famiglia, genitori con la figlia e il genero, e li abbiamo divisi, i due conviventi da una parte e gli altri due dall’altra”, prosegue Giulio Vaccaro. A mancare, per adesso, sono soprattutto gli incontri lavorativi davanti a un piatto di pesce, come ci spiega il titolare dell’Ippogrifo: “Noi lavoriamo molto con pranzi e cene di lavoro, non solo tra genovesi ma anche con milanesi, piemontesi, stranieri, certo in questo momento mancano, speriamo che possano riaprire i confini per tornare ad averli tra noi”.

Nel frattempo intanto, nei vicoli del capoluogo ligure, c’è chi si prepara per riaprire a fine maggio: il nostro tour tra i ristoranti di Genova è proseguito nel centro storico, al Zupp di Paolo Ferralasco, chef e co-titolare del ristorante in zona San Matteo. Paolo ci racconta che lui e i suoi soci hanno deciso di riaprire entro la prossima settimana: “Per adesso dobbiamo ancora sistemare al meglio il locale, le disposizioni sono arrivate domenica 17 maggio, abbiamo bisogno di più tempo per ripartire bene”. Obiettivo: tornare ad alzare la saracinesca con la consapevolezza che l’accoglienza da una parte e il senso di sicurezza dall’altra, saranno alla base di un ritorno alla normalità per la clientela, abituale e non. “Secondo me alla base di tutto ci sarà un principio fondamentale da seguire, ovvero il buonsenso, su cui noi dovremmo lavorare tanto”, ci spiega Paolo Ferralasco.

“L’ottica – prosegue Paolo – è quella che il cliente che entra dalla nostra porta, ordinato con la sua mascherina, deve percepire che noi siamo organizzati per tutelare la loro salute, che lavoriamo in sicurezza, questo è il nostro grande lavoro da fare”. Il senso quindi, dev’essere quello di mettere al corrente i clienti di come si lavora all’interno, dei dispositivi di protezione adottati, per incentivare così il ritorno alle vecchie abitudini. Insomma, gustarsi una cena fuori sarà uno scambio reciproco tra ristoratori e clienti, che si basi innanzitutto sulla fiducia.