cronaca

Oltre 12mila infermieri contagiati e 39 vittime da inizio emergenza
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In prima linea da oltre due cento giorni in quella che è diventata l'emergenza sanitaria più grande degli ultimi anni. Il coronavirus è entato negli ospedali all'improvviso e in breve tempo ha cambiato la quotidianità di tutti. Oggi, martedì 12 maggio, si celebra la Giornata Internazionale dell'infermiere. Una giornata che assume sempre più il carattere di "giorno della Memoria" in ricordo delle vittime della pandemia da coronavirus.

Sono 12.000 gli infermieri contagiati e 39 le vittime del virus. Insieme a medici, oss e a tutto il personale sanitario hanno affrontato giorno dopo giorno il virus tra mille difficoltà come l'assenza, soprattutto nella prima fase, di dispositivi di protezione individuale. La giornata che celebra gli infermieri prende origine grazie a Florence Nightingale, inglese ma nata a Firenze il 12 maggio 1820, esattamente 200 anni fa e che divenne la pioniera dell'infermieristica moderna. Un settore che però soffre di carenze di organico, con i contratti fermi e spesso retribuzioni non conformi al lavoro svolto.

Le istituzioni hanno voluto rendere omaggio al prezioso lavoro, spesso fatto sotto traccia e che oggi è finito al centro della rimbalta mondiale. "Nella prova durissima che l'Italia si è trovata ad affrontare, l'impegno speso per vincere questa sfida ha assunto il volto degli infermieri che, insieme ai medici e agli altri professionisti e operatori sanitari, abbiamo visto in prima linea nei giorni piu' drammatici" scrive il ministro della Salute, Roberto Speranza, nella lettera inviata alla Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche). "Il volto di una professione, e della storia che celebriamo oggi - prosegue il ministro - sinonimo di vocazione al servizio degli altri. Il vostro lavoro, da sempre essenziale al funzionamento del Servizio sanitario nazionale, mai come in questa stagione ha rivestito, e rivestira' sempre di piu', un ruolo fondamentale nei servizi sul territorio, negli ospedali, ma anche a domicilio, nel contatto stretto con le famiglie". Lavoro, scrive Speranza, "che va sostenuto con un impegno altrettanto concreto da parte dello Stato per una tutela forte del diritto costituzionale alla salute".


"Dietro quelle mascherine e quei caschi ci sono la tenacia, il coraggio, la fatica e i sorrisi dei nostri infermieri. Se la Liguria e l’Italia stanno ripartendo lo dobbiamo soprattutto a loro, uomini e donne che in queste settimane non hanno smesso un minuto di combattere contro il virus. Nella giornata internazionale dell’infermiere il mio grazie è quello di tutta la Liguria: solo chi lotta vince e voi avete lottato per noi. In prima linea, ieri e ogni giorno. Non lo dimenticheremo" ha commentato il governatore della Liguria Giovanni Toti celebrando la giornata e il lavoro svolto. Anche Papa Francesco ha dedicato una preghiera a donne e uomini che in questi mesi sono impegnati nella lotta contro il coronavirus durante la messa in Santa Marta. "Preghiamo per gli infermieri, le infermiere, uomini, donne, ragazzi, ragazze, che fanno questa professione, che è una vocazione, una dedizione. E in questo tempo di pandemia hanno dato esempio di eroismo, e alcuni hanno dato la vita. Preghiamo per loro".

Una lotta quelle nelle corsie degli ospedali che viaggia anche via social. A raccogliere i momenti di vita negli ospedali, sono stati proprio gli hashtag #eroiincorsia e #iorestoincorsia. A colpire maggiormente, la minuziosa e dettagliata vestizione a inizio turno o raccontata sulle note della colonna sonora di Sailor Moon. Dentro i luoghi della lotta non sono mancati momenti di reciproco supporto e resilienza, condivisi su TikTok per lasciar trapelare accanto alle difficolta' un forte messaggio di speranza e unione, immortalato attraverso alcuni dei trend maggiormente in voga della piattaforma. E molteplici situazioni e racconti si sono susseguiti uno dopo l'altro anche attraverso le storie si Instagram o i post su Facebook.

Una comunità intera che ha deciso di dedicarsi alla cura e ad aiutare il prossimo che lavora incessantemente. E per celebrare il lavoro svolto nasce anche una t-shirt che mira a raccogliere fondi. Sia gli infermieri che la popolazione carceraria sono state colpite in modo particolare dall'emergenza Covid-19. La t-shirt realizzata da 'Made in Jail' servira' per finanziare al 50% il fondo di solidarieta' 'Noi Con Gli infermieri' istituito dalla Fnopi per gli infermieri colpiti dal Coronavirus e l'altro 50% sara' destinato alle attivita' di formazione dell'Associazione 'Made in Jail'.

Quasi un mese fa la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche ha scritto una lettera arrivata a Governo e istituzioni locali. Sette punti da cui ripartire per il riconoscimento del lavoro fatto, un lavoro svolta che anche prima dell'emergenza coronavirus ma senza la ribalta mediatica degli ultimi mesi.

"Un‘area contrattuale infermieristica che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. Una indennità infermieristica che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, non una “una tantum” e riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, sempre esistite, ma rese evidenti proprio da COVID-19. Garanzie sull’adeguamento dei fondi contrattuali e possibilità di un loro utilizzo per un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che assistono pazienti con un rischio infettivo. Garanzie di un adeguamento della normativa sul riconoscimento della malattia professionale in caso di infezione con o senza esiti temporanei o permanenti.

Immediato adeguamento delle dotazioni organiche con l’aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari: gli infermieri non bastano, ne mancano 53mila ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso. Aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona: siamo sul territorio, dove l’emergenza ha dimostrato che non è possibile prescindere da una competenza sanitaria di tipo assistenziale a garanzia degli ospiti. Come nelle RSA ad esempio dove si stanno destinando proprio infermieri, quelli del contingente dei 500 volontari scelti dalla Protezione civile, ma anche a domicilio con cronici, anziani, non autosufficienti e così via. E per questo – è la settima richiesta – dare anche agli infermieri pubblici, superando il vincolo di esclusività, un’intramoenia infermieristica già scritta anche in alcuni Ddl fermi in Parlamento che gli consenta di prestare attività professionale a favore di strutture sociosanitarie (RSA, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative…), per far fronte alla gravissima carenza di personale infermieristico di queste strutture. Applicando anche nel caso la legge 1 del 2002) di 18 anni fa quindi) che prevedeva prestazioni aggiuntive e possibilità che altro non sono se non il richiamo in servizio di pensionati e contratti a tempo determinato utilizzati una tantum (ma indispensabili a quanto pare) per COVID-19."