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Il tecnico abruzzese torna sulla sfortunata esperienza in blucerchiato
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Sei scontitte in sette gare, quindi a ottobre la rescissione consensuale del contratto triennale siglato a luglio, con una singolare ripetizione esistenziale: essere sostituito da Claudio Ranieri, come nella stagione precedente era già avvenuto alla Roma. Davvero poco fortunata l'esperienza alla Sampdoria di Eusebio Di Francesco, il meno longevo degli allenatori susseguitisi sulla panchina doriana nell'attuale gestione societaria.


Adesso Di Francesco, pronto a tentare una nuova avventura, rievoca la sua avventura genovese. "Ferrero mi ha un po’ incantato, sono stato io ingenuo. Avevo voglia di tornare a lavorare in campo - dice a Sportitalia - ma era troppo presto”. Dichiarazioni che confermano come il rapporto tra i due fosse nato sulla base di un equivoco: di sconfitta in sconfitta, in più di una conferenza stampa, infatti, Di Francesco aveva alluso a promesse di mercato che non sarebbero state mantenute. La rosa, ereditata da Ranieri, era certo la più debole da molti anni, per effetto di un mercato mai così al ribasso, svoltosi in parallelo all'ormai famigerata tratativa per la cessione societaria ma da essa autonomo. Semplicemente i giocatori chiesti da Di Francesco non erano arrivati, i pezzi pregiati come al solito erano stati ceduti e i rimpiazzi non si erano rivelati all'altezza, tanto che un paio (Rigoni e Maroni) non avrebbero quasi mai giocato neppure con Ranieri e Murillo, il più costoso, era andato via a gennaio. Sul piano strettamente tecnico, Di Francesco ha più di un alibi. Meno credibile, invece, addurre il motivo dell'"ingenuità" nel rapportarsi a un interlocutore ormai da anni più che noto nel mondo del calcio.