Lo stabilimento di Genova potrebbe aumentare la saturazione degli impianti, ma quello di Novi Ligure è sul filo del rasoio. La Fiom-Cgil chiede di riaprire il confronto con il governo e con ArcelorMittal alla luce dei dati societari relativi al primo trimestre. "Si prestano a qualche considerazione oltre l'evidenza dei dati. Infatti, anche se esce confermata la solidità di alcuni fondamentali di bilancio a partire dall'indebitamento netto e dalla liquidità disponibile, altri indicatori (fatturato in calo del 22,6%, produzione di acciaio dal 24,1% a 21,1 milioni di tonnellate, consegne di acciaio da 21,8 a 19,5 milioni di tonnellate) che vanno attentamente valutati", incalza la Fiom.
La prima questione da sottolineare, secondo i raprpesentanti dei lavoratori, "è che i dati del trimestre risentono dell'avvio molto consistente di gennaio e febbraio e ovviamente, non possono tenere conto delle fermate di aprile e soprattutto delle decisioni che il Gruppo ha assunto in questi giorni a partire dallo spegnimento dell'altoforno di Fos-sur-Mer (tanto che si ipotizza un'ulteriore contrazione dei volumi di acciaio consegnato di 5/6 milioni di tonnellate nel secondo trimestre 2020)".
La seconda questione "riguarda gli interventi che sono stati adottati al presentarsi dell'emergenza sanitaria e delle sue inevitabili ripercussioni sugli andamenti del Gruppo. ArcelorMittal conferma di aver lavorato sull'obiettivo di stabilizzare il costo fisso per tonnellate di acciaio prodotto agendo, fondamentalmente, sul costo del lavoro, sulla riduzione delle spese per riparazioni e manutenzioni e riducendo al minimo le spese di conto capitale, gli investimenti".
Il sito di Genova, essendo parzialmente inserito nella filiera dell'alimentare, "potrebbe anche aumentare la saturazione degli impianti se non dovesse scontare gli effetti derivanti dai tagli a riparazioni, approvvigionamenti, manutenzioni, anche i più ordinari. Mentre sono ancora più preoccupanti le prospettive sui volumi produttivi del sito di Novi Ligure, data la situazione degli utilizzatori finali nell'automotive e nel petrolifero. E su tutto questo pesa in maniera insopportabile l'incertezza sulle prospettive generali del gruppo in Italia: piano industriale, assetti societari, ruolo dello Stato, investimenti restano i nodi irrisolti di un confronto che continuiamo a reclamare al Governo e ad ArcelorMittal all'uscita dall'emergenza sanitaria", conclude la Fiom.
TEST SIEROLOGICI E CASI POSITIVI - Sono 15 i lavoratori risultati positivi ai test sierologici svolti sul personale di ArcelorMittal di Genova. In tutto nello stabilimento di Cornigliano sono 700 i test già svolti su un totale di 1015 addetti. I 15 lavoratori verranno chiamati dalla Asl per effettuare i tamponi.
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ArcelorMittal, Fiom: "Il I trimestre ci preoccupa, bisogna riaprire il confronto"
Test sierologici effettuati, 15 lavoratori positivi al Covid
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